domenica 17 luglio 2016

...Around Bonfire - Bloodborne Lore (Part III) La Rinascita

Tutti i miei studi, tutte le mie ricerche, tutta la mia vita! Oh che follia, oh che dolce agonia su questa culla di conoscenza, fonte di grazia per gli occhi dell’anima! Sì… oh sì, sto acquistando la vista, ma ancora manca molto, mi servono altri occhi, altri rituali, e tanto Sangue! Che gioia, che tremenda euforia mi pervade, e tutto ciò si è presentato a me, il più grande allievo della scuola di Byrgenwerth, colui che mastro Willem amava al pari di Laurence, il più dotto tra gli studiosi delle remote conoscenze sugli Antichi; Io, Micolash, rettore della scuola di Mensis, supervisore del Coro e dell’orfanotrofio, io, detentore di tutti i segreti di questo lurido pezzo di terra ormai perduto.
Micolash
Io, colui che è entrato a conoscenza di ogni cosa, che ha scrutato nel fondo dell’abisso trovando la luce dell’evoluzione, il miracolo della potenza. Io, ormai perduto in quest’incubo, sono diventato la culla per un essere meravigliosamente orripilante, una coscienza destata dalla sua infernale tana che, desiderosa di crescere come un bambino, ha trovato ristoro nella mia testa. Io so cosa è Lui, uno di Loro, conosciuti volgarmente come Grandi Esseri, creature astrali dai poteri divini, abitatori di Incubi cosmici, realtà sovrapposte alla nostra dove regna il Nulla Amorfo, Oedon, padre di questi celestiali abomini, la cui volontà e potenza riecheggia nel Sangue. Questo è il loro nutrimento, e ne sono desiderosi sempre, fiutandolo come segugi essendo l’unico mezzo per incanalare la potenza del loro padre; tuttavia non è questo quello che desiderano dal più profondo della loro putrida essenza, qualunque cosa di sconcio sia: loro vogliono delle donne, vogliono dei figli. Immagino che voi miseri plebei di strada non sappiate quanto il gentil sesso sia potente; la donna può incanalare l’essenza di una vita, può divenire un portale per mezzo del quale la loro esistenza può essere trasmessa, tramandata, e continuare a perdurare per sempre. Infatti malgrado la loro quasi onnipotenza non sono immortali, e possono essere uccisi, il che è un evento raro, ma non così poco plausibile: l’importante è che non sia qualcuno della loro stessa razza a farlo. Sembra assurdo, ma queste creature hanno raggiunto il vertice dell’evoluzione, non possono più progredire, e ciò li rende delle ottime prede per coloro che aspirano all’evoluzione: noi. Sarò schietto, non è facile ucciderli: molti ci hanno provato ma inutilmente poiché solo l’Erede può farlo, una strana creatura; non è un Grande Essere eppure è portatore della volontà di Oedon, il che fa di lui l’unico a poter uccidere concretamente un altro Grande Essere per ottenere il suo potere. Molti vedono nella figura dell’Erede i cacciatori ma – veramente, chi vogliamo prendere in giro – sono uomini gretti e sudici del sangue delle belve, a malapena riescono a mantenere il controllo quando si curano con il Sangue, non sono degni di tale appellativo. IO ne sono degno, SOLO IO, colui che ha avuto il coraggio di richiamare la potenza di queste creature per elevarsi. NON SAPETE QUANTO ABBIA SACRIFICATO… non potrete mai saperlo. Eppure sono qui, sull’orlo della follia, nell’intento di rivelarvi tutto ciò che so, come solo la paura sa fare. Ogni cosa ebbe inizio quando aprimmo i calici; non sapevamo quello che stavamo facendo, eravamo presi dall’euforia, dalla brama di conoscere la Verità, l’esistenza del Cosmo, di realtà estranee alla nostra, di creature oltre ogni immaginazione. Eravamo talmente presi che quando scoprimmo un Rom ed una Ebrietas - due specie di Grandi Esseri aventi poteri particolari, il primo soprattutto capace di erigere barriere temporali – già ne erano fuggiti altri.
Rom 
 Non potemmo fare niente per impedire tale fuga, quindi studiammo nel silenzio ciò che rimase e, per evitare che Byrgenwerth potesse essere invasa dai curiosi, la proclamammo zona proibita. In quel periodo capimmo la potenza del Sangue, il Loro Sangue, ed iniziammo a sperimentare; per Dio, era possibile per l’uomo evolversi utilizzando tale sostanza, unita però a particolari reliquie, i cordoni dell’occhio, antichi cordoni ombelicali ritrovati nelle rovine Pthumeriane probabilmente appartenuti a giovani Grandi Esseri. Queste reliquie donavano visioni mistiche oltre il velo dell’illusoria realtà, squarciando l’essenza dell’utilizzatore e aprendolo alla rinascita in qualcosa di nuovo. In questo modo ottenemmo un Rom tramite il sacrificio di un’allieva, ma non eravamo soddisfatti abbastanza, volevamo di più. Grazie alla potenza inebriante del Sangue riuscimmo a soggiogare la città e i suoi abitanti, dandoci la possibilità non solo di sperimentare gli effetti della sostanza ma anche di distrarre l’attenzione dei più verso il vivo dei nostri esperimenti. Molti ancora oggi ci considerano dei benefattori, soprattutto per aver edificato l’Orfanotrofio, il centro studi della nascitura Chiesa della Cura, il mio iniziale regno dove mi occupavo della “produzione” del Sangue Antico; quanti giovani orfani togliemmo dalle strade, ospitandoli nelle nostre dimore ed istruendoli con le mie conoscenze. Ben presto li trasformammo tutti, divenendo – come molti di noi li chiamavano, ovviamente presi da un raptus di idiozia – “Simili del Cosmo”, i fratelli minori dei Grandi Esseri; che assurdità dato che sono esseri deboli il cui unico scopo è rifornire la Chiesa del Sangue Curativo e proteggere il nostro vero tesoro: Ebrietas. Oh, quanto mi dispiacque lasciare quello straordinario luogo di ricerca. I più invidiosi tra i miei colleghi affermavano che i miei metodi erano troppo spinti, troppo oscuri per le loro patetiche menti; che branco di ipocriti: prima come lupi affamati di potere si lanciano nell’inseguimento della Verità, e poi colti dall’improvviso rimorso cercano di arretrare, noncuranti che dietro di loro c’è solo il vuoto. Hanno già dimenticato quel che abbiamo fatto quando sacrificammo un intero villaggio per poter ottenere un cordone dell’occhio da quel Grande Essere, Kos… o Kosm, uccidendo il suo bambino appena nato, quell’orrendo obbrobrio a metà tra l’incubo e la realtà vivente?
L'Orfano di Kos
 Non è più possibile fuggire, la strada di casa è preclusa; l’evoluzione ammette coraggio! Siete patetici, aborti di un mondo malsano, e meritate di vivere da insulsi schiavi della volontà dei Padroni, fin quando i vostri figli, e i figli dei vostri figli non si cuciranno le palpebre e la loro lingua, impregnata di cenere, non chiederà pietà! Ancora non avete udito niente, non avete minimamente idea di cosa sia capace di fare, di cosa sia stato capace di commettere, sacrilegi su sacrilegi, infangando la stessa razza umana per la vanagloriosa idea dell’elevazione! Sì, perché quello che feci andò oltre lo stesso tessuto della realtà, infrangendo ogni regola cosmica, e persino per Loro la mia azione tremenda andò ben oltre ogni aspettativa. Come dissi, fui ben presto allontanato dalla realtà della Chiesa per i miei studi arguti, ma le mie idee trovarono il sostegno di molti studenti che, affascinati dagli arcani segreti del Cosmo, preferirono di gran lunga perseguire i sogni dell’evoluzione con me come loro maestro piuttosto che ritirarsi in un gretto rimorso come molti altri fecero; intanto la piaga ogni notte diventava sempre più forte e molti cacciatori della Chiesa, i Chirurghi, si addentravano tra le vie per epurare quel bestiale cancro. Non si aspettavano che nell’ombra, oltre ai lupi vi fossero cose ben peggiori. Iniziammo a catturarli durante le loro battute di caccia, usando i loro corpi per gli immondi rituali di richiamo, nel tentativo di portare Loro sul nostro piano di esistenza e carpire i loro segreti. Non volevamo richiamare però entità “Deboli”, ma qualcosa di più potente, qualcosa di più Antico che la stessa Chiesa lasciò indietro, credendo di averla distrutta: il bambino di Kos, l’Orfano. Fin da quando lo vidi disteso su quella spiaggia, morto sotto i colpi di rozzi sicari della Chiesa, mi si dispiegarono tante verità: in primo luogo che la realtà degli Incubi più radicati nel Cosmo deve essere costituita da primordiali “Mari”, distese di liquido amniotico simile all’acqua che avvicina alla comprensione dell’oltre – in quanto l’acqua è il più importante costituente del sangue - al cui interno solo i Grandi Esseri più Antichi possono fluire  – ciò fa assurgere Kos al Grande Essere più antico che finora ci è stato possibile studiare; in secondo luogo come lo stesso Incubo vari da Grande Essere a Grande Essere, differenziandosi ma senza svincolarsi del tutto da quello degli altri, interconnettendosi tramite “Vie di Passaggio” o “Frontiere” qualora uno o più di queste entità Cosmiche entrino in risonanza; per ultimo, forse la cosa più significativa e di gran lunga importante, riguardava la peculiarità di Kos di portare in grembo il proprio figlio. Come ho detto, generalmente queste entità cercano delle donne umane con cui suggellare un patto: far nascere un loro figlio in cambio del suo potere; ma probabilmente questa non è stata la loro pratica fin dall’inizio. Kos probabilmente non essendo mai entrato in contatto con la nostra razza, ne fu talmente sconvolto da rimanere gravido di un figlio – uso il maschile, anche se lo intendo come neutro – che, per quanto grottesco, aveva sembianze umane. Fu un peccato averlo colto nel momento della nascita a questo mondo, e non aver potuto studiare il suo potere, già immenso al tempo. Ma non mi scoraggiai, e forte degli studi sui rituali più antichi, fui convinto di poterlo richiamare. Proprio così, richiamare: sembra un’assurdità poter anche solo richiamare un’anima dai morti, ma un Grande Essere? Dove vanno queste creature una volta morte? Non sono mai stato un credente, non ho mai pregato né mi sono mai chiesto guardando il cielo se esistesse un qualche angelo che vegliasse sulla mia incolumità; tuttavia, dopo aver visto il vero inferno su questa terra, un’orrida Verità abominevole che scivola attraverso i nostri occhi e le nostre orecchie per penetrare le nostre fragili menti, ogni scetticismo su ciò che sta dopo la morte inevitabilmente crolla miseramente: non mi addentro in questo mistero poiché già la follia della Verità mi ha trascinato nel baratro, concedendomi solo un briciolo di consapevole lucidità. Fatto sta che tentammo di richiamare l’Orfano, e ci riuscimmo ma ad un prezzo troppo caro: la quasi totalità di coloro che mi seguirono divennero parte del nuovo corpo dell’essere rinato, una massa informe di organi, e piedi, e mani, il tutto tenuto insieme da una melma nauseabonda e putrescente il cui funereo miasma non lasciava scampo a nessuna anima vivente.
Il Rinato
Ma questo era solo la punta di un cataclisma ancora più grande; il rituale ebbe un impatto talmente devastante che quelli che un tempo erano gli abitanti di Yahar’gul – il villaggio prescelto per l’evocazione del Grande Essere – si fusero insieme al cemento delle case, all’asfalto delle strade, in ogni centimetro del paese, urlanti, disperati, ignari di quel che stava accadendo. Noi preservammo i nostri corpi, evitando di contaminarci con il grande flusso di potenza che sgorgava da ricettacolo, usando le Gabbie per ampliare il nostro contatto con l’entità. Era talmente giovane, quanto talmente forte che ugualmente molti divennero parte dell’Orfano, ma coloro che rimasero vivi ottennero una sincronia tale con quella creatura che, quasi come un faro, proiettarono le loro coscienze illuminando gli strati della realtà. E come un fiume in piena ne attirarono altri; altri Grandi Esseri accorsero ad assistere a quell’evento proibito che IO ero riuscito a creare, distruggendo con le mie stesse mani il tessuto dell’esistenza. Attirammo Mergo, quel che una volta era figlio della Dama Pthumeriana, il quale trovò le basi per edificare il suo incubo, e con lui tante altre inumane forme, tutte curiose ed impazienti di attingere a quella potenza per edificare le loro dimore nella tenebra della pazzia.
Mergo (o meglio la sua "Balia")
 E nel mentre i vari Incubi si univano per distorcere in modo definitivo la realtà, in quell’istante comparve la Luna Rossa, un essere mai visto traboccante di oscurità che illuminava di un rosso porpora ciò che rimaneva delle vecchie strade ormai lastricate da anime urlanti di innocenti, uomini, donne e bambini, supplicanti pietà per quello strazio. Lì mi accorsi che in verità il mio rituale rivelò la presenza di un Grande Essere creduto ormai lontano, ma che invece si nascondeva proprio sopra le nostre teste; era Lei, la Senza Nome, la Pallida Luna, adesso sanguigna. Inutile dire che tale consapevolezza durò poco,  poiché in pochi istanti divenni la culla di Mergo, il suo ospite per la costruzione dell'incubo, ed entrai a far parte della realtà parallela da lui creata, in attesa di venir liberato dal tormento e sparire nella morte. Non provo interesse nel conoscere cosa ci sia al di là della morte, ma qualunque follia vedrò dopo questa vita, non sarà mai uguale all’inferno che ho scatenato. Ma adesso, dopo averti rivelato tutti questi segreti... che ne dici di darci gli occhi!



Custos

venerdì 8 luglio 2016

Shadows (Part II) Supernatural (Parliamone)

Parlare di serie tv non è mai stato così difficile. Seriamente, questa forma di produzione, che al giorno d’oggi non fatica ad affiancarsi ai buoni e vecchi films- che ci tengo a precisare rimarranno sempre al top- con prepotenza si inserisce nelle nostre case, dandoci la possibilità di affacciarci alle nuove idee che le produzioni vogliono offrire, portando lo sviluppo di un trama “in serie” che, rispetto alla filmografia classica, presenta un’evoluzione molto più tangibile, capace anche di perfezionarsi tramite la magia degli ultimi tempi: l’opinione del pubblico. Ebbene, con le serie tv la produzione si affaccia al mondo del consumatore, sente la voce del pubblico, vuole opinioni per migliorarsi e, perché no, aumentare l’audience. So che sembra brutto detto così ma è la pura verità. La “Condivisione” che adesso noi abbiamo in mano è capace di alterare il decorso di un’opera creativa, per certi versi migliorandola, per altri peggiorandola, plasmandola stagione dopo stagione in maniera tale da creare qualcosa che ci piaccia, che ci stimoli. Effettivamente cosa può esserci di stimolante se non vedere sullo schermo quel che abbiamo sempre sognato? Eppure questo potrebbe essere un problema: ciò potrebbe causare lo snaturamento di un’opera, di una creazione, alienando il produttore in virtù del nostro commento, della nostra voglia di vedere quel che desideriamo. In questo caso però ci troviamo davanti qualcosa di diverso, un giusto compromesso tra l’opinione del pubblico e quello dei creativi: Supernatural. Non mi metterò a parlarne nel dettaglio in quest’articolo -i dettagli li lascio su “…Around Bonfire”-  trattandosi di una mera chiacchierata/recensioncina su questa serie tv, tuttavia quel che è diventata mi lascia senza parole. Letteralmente. Dopo quest’ultima stagione -siamo all'undicesima, ne è passato di tempo- il modo con cui si è articolato l’intreccio narrativo, amalgamandosi perfettamente con quello che è il comparto mitologico, è veramente sbalorditivo dato che comunque la serie presenta una progressione degli episodi molto standardizzata, sfociando a volte nella ripetitività. Cercherò di non fare spoiler dato che quelli li riservo per un altro post, tuttavia… parliamone. Sarò onesto ma la prima stagione non mi attrasse più di tanto: era un passatempo come un altro, la guardavo in maniera svogliata, interessato unicamente dal demone che tormentava i fratelli Winchester. 
Dai, non era la prima serie tv che trattava il tema del sovrannaturale, il tutto era abbastanza scontato però c’era qualcosa che mi dava la voglia di continuare. Passai alle altre stagioni e piano piano ne fui affascinato, come se la trama si volesse dirigere di proposito verso quello che volevo vedere, ossia la disposizione di ogni figura appartenente alla mitologia: l’inferno, il paradiso, angeli, demoni, divinità, vampiri, licantropi… fin quando non giunse la quarta e la quinta stagione. Figate assurde (passatemi il termine poco tecnico): Apocalisse, Lucifero, i Quattro cavalieri, Michele, il tutto contornato da botte da orbi e i soliti casi paranormali che i Fratelli Winchester si trovavano ad affrontare (molto noiosi secondo me), oltre alle nuove grattachecche. Poi vi fu l’avvento della sesta, settima e ottava stagione. Quelle furono le stagioni che mi portarono a dubitare per la prima volta della serie; dopo tanto exploit di contenuto personalmente mi aspettavo la presenza di qualcosa un po’ più “divino”, invece ne rimasi deluso, compresa la parte che trattava dei Leviatani e del Purgatorio (mi fermo qui e vi rimando alla visione delle stagioni). Poi vennero la nona e decima stagione, e lì ricominciai a nutrire speranza; mi stavo accorgendo che stava per prepararsi qualcosa di grosso e cattivo. Eh sì, perché dulcis in fundo -o meglio malus in fundo- c’era lei, il cattivo dei cattivi, l’ombra della notte più cupa, il sogno bagnato di ogni fan che agogna un villain femminile veramente duro da digerire: l’Oscurità, il capolavoro – a mio avviso ovviamente- di recitazione della Swallow che si cimenta in un personaggio enigmatico quanto potente e carismatico.
 Non mi dilungherò adesso a parlare dell’undicesima stagione – come ho detto questo lo riservo per altri format- tuttavia è interessante come si sia evoluto il tutto: abbiamo due fratelli, cacciatori di creature sovrannaturali, tormentati da un passato tremendo che, in maniera quasi scherzosa, per non dire cazzona, affrontano ogni genere di mostro/fantasma/demone a suon del buon vecchio rock. Poi piano piano le cose degenerano, il rapporto tra i due diventa sempre più losco, quasi autodistruttivo, mentre dei casini divini si fanno avanti, complicando il legame tra i due fratelli ulteriormente. Una classica storia, un classico schema mentale, niente di nuovo; ed allora cosa rende questa serie tv degna di essere nel bene e nel male elogiata? Le IDEE: Supernatural, malgrado la palese ripetitività degli episodi, che di certo è il suo tallone d’Achille, è pieno di idee prese dalla mitologia sia di strada che pagana, arricchendo e, soprattutto, intrattenendo il pubblico con personaggi nuovi, dotati di umorismo tagliente e spesso piacevoli (in tutti i sensi), e delineando sempre più quelli già esistenti. Ma adesso veniamo a trattare il alto negativo di tutto ciò: il fandom. Il fatto che una serie come Supernatural si sia spinta fino alla dodicesima stagione è indice anche di un grande numero di sostenitori, molti dei quali creativamente partecipi all'evoluzione del format; ma tra questi vi è il fandom, ossia i cosiddetti ultras che si scagliano in maniera accanita sulle decisioni della regia nei riguardi dell’evoluzione di questo o quel personaggio, finendo per svilire il tutto, rendendolo quasi una soap opera. A fronte di ciò torniamo al punto che esponevo sopra: credete voi che tutto ciò serva ad evolvere fattivamente una serie del genere, a dare quel tocco di estro geniale che possa farla ricordare come una delle migliori serie? No, decisamente; è il fandom, quello cattivo, quello che non evolve in qualcosa di nuovo ma che tenta di mantenere quel che c’è già, a svilire una serie, e Supernatural in parte ne è una prova; ma -e qui mi alzo in un’enorme applauso- la cosa più divertente che in un certo senso riabilita SN è il fatto che a volte rompa deliberatamente la quarta parete, immergendosi nella realtà del Fandom, prendendolo in giro e regalando delle perle di comicità in una serie che molto spesso può risultare pesante, sia per contenuti che -come al solito- per la sua ripetitività. Detto questo ci possiamo aprire alla chiusura sperando che la Dodicesima stagione non sia troppo snervante e che riesca, ancora, a regalarci altre emozioni, e magari trovare un buon lieto fine alla fin troppo incasinata storia dei Fratelli Winchester. 
P.S. NON DIMENTICATEVI DI LODARE CROWLEY, KING OF HELL


Custos

... Around Bonfire (Part II) Bloodborne Lore - Yharnam

Vi starete chiedendo cosa sia Yharnam, perché l’Incubo si è abbattuto su di essa, e perché proprio lei. Sarebbe assurdo se vi parlassi di una maledizione, di una sciagura non prevista, di un qualche allineamento cosmico che ha provocato un disastro talmente immenso da non aver avuto mai eguali nella storia; sarebbe assurdo anche solo il mio vano tentativo di raccontare i fatti che hanno distrutto migliaia di anime innocenti, condannandole a diventare il cemento per sorreggere quel mostruoso essere che proprio in questo alberga tra le vie della città. Tuttavia adesso, con ordine, o ciò che ne riamane, tenterò di raccontare quel che posso aver intuito nel vivere in questo sobborgo di umanità calpestata. Dovete sapere che Yharnam non è mai stata così, prima che la Luna Rossa si ergesse sulle nostre teste questa piccola cittadina non era altro che uno dei tanti paesi che, prima o poi, sarebbe morto lasciando il posto ad una città fantasma. 
I suoi abitanti erano stanchi delle continue epidemie, stanchi dei soprusi dei potenti che cercavano di arricchirsi sulle spalle della povera gente. Insomma, la normale storia di una città che di certo in quel momento non viveva il suo periodo migliore. Poi accadde qualcosa, qualcosa di imprevisto che da lì a poco avrebbe segnato il destino di molte vite. A Byrgenwerth, la migliore scuola di tutto tutta la città, per non dire di tutta le terre a ovest di Yharnam, fonte della più alta educazione dei rampolli delle nobili casate, avvenne una grande scoperta. Fu ritrovato qualcosa, la memoria di una antica civiltà; molti lo definiscono come Il Calice, una forma di ricettacolo in grado di incanalare la volontà ed aprire porte altrimenti inaccessibili. Il Calice era il ricettacolo di qualcosa che, tuttavia, al tempo si ignorava ma che ben presto sarebbe divenuto la piaga della città stessa: Il Sangue. No, non sangue qualsiasi, non il sangue di un qualsiasi mendicante o di una qualsiasi puttana; no, era qualcosa di antico, volutamente celato per la sua enorme potenza. Probabilmente fu l’assaggio di quella potenza che trasformò Byrgenwerth, dissennando il suo rettore Willehm nella ricerca della Verità su quell'Antico Sangue. Così iniziarono le ricerche, dapprima in maniera attenta, evitando di mietere vite innocenti, poi sempre più insistentemente, lasciando il posto alla volontà di scovare segreti e alla noncuranza delle conseguenze. Tutti all'interno di Byrgenwerth volevano ottenere la Verità, volevano ottenere il potere presi da una frenesia inumana, ma non sapevano che ben presto il potere avrebbe bussato alle porte della loro follia. Fu così che le notti a Yharnam divennero più lunghe, ed una strana ombra si aggirava tra i vicoli della città; una foschia si elevava dal sottosuolo, sempre più densa, sempre più opprimente, un saturo miasma di un orribile presagio, l’inizio di qualcosa più grande di tutti noi. La città divenne irrequieta, gli abitanti si chiudevano in casa, ogni persona iniziava a guardarsi con sospetto vicendevolmente; se prima la città sembrava sfiancata da una vita già abbastanza ingiusta, adesso il suo volto stava mutando in qualcosa di ancora più oscuro.
 Poi giunse un fulmine a ciel sereno: mentre prima Byrgenwerth era il centro della conoscenza, repentinamente fu proclamata come zona proibita: nessuno sapeva spiegarsi il perché, nessuno osava porre alcuna domanda. E malgrado tutto, ciò che destava più sospetto erano coloro che provenivano dal vecchio centro di studi: gli ex studenti si rivolgevano alla gente cercando di aiutarla senza nessun apparente contraccambio; distribuivano promesse, sogni di una rivincita non solo sui potenti della città ma anche sopra la stessa natura umana; quest’ultima promessa sembrava al tempo troppo enigmatica, ma sapeva attrarre con il suo fascino allettante- chi non vorrebbe il potere? Così ben presto, tramite uno strano intruglio chiamato Sangue Curativo, diedero la forza a molti cittadini, soverchiarono il potere reggente della città e si autoproclamarono come Chiesa della Cura, un sogno che per la maggior parte della popolazione sembrava una promessa di democrazia. Ma come tutti sappiamo, la politica deve essere accompagnata da un gesto concreto che possa suggellare il patto tra amministrazione e popolo, un dono che possa convincere i molti a pensare come un unico individuo: e questo dono lo trovarono nel Sangue. Questo particolare intruglio, che ricordava molto per densità e aspetto il sangue umano, non aveva l’essenza del sangue, o almeno non all'inizio: dava forza, una grande resistenza e dominio di sé, rinvigoriva i sensi e allietava con un’insolita sensazione a metà tra euforia ed estasi. Questo era un piacere momentaneo, e se all'inizio veniva somministrato ai deboli e agli ammalati, presto chiunque ne faceva uso, portando non solo i cittadini a diventare infaticabili, principale manodopera per la costruzione delle eleganti torri e campanili della città, ma spargendo anche a voce tra i popoli vicini. Così molti stranieri giunsero in città, e anch'essi si univano alla Comunione, la particolare cerimonia dove veniva offerto il Sangue. Questo arrecò molto benessere a Yharnam, ma tale condizione non sarebbe durata a lungo. Come ho detto, malgrado tutto le notti si facevano sempre più lunghe, sempre più buie, e la luna, sempre piena, non cambiava mai di fase; e nessuno badava a guardare il cielo in quelle notti, quando le urla strazianti riecheggiavano nel silenzio di strade prive di vita. Iniziarono così a manifestarsi strane ombre, strani grugniti negli angoli più oscuri, e molto spesso durante le ronde della guardia cittadina venivano scovati dei cadaveri orrendamente mutilati, straziati come da belve assetate di sangue. La Paura iniziava a strisciare nell’animo della gente, e la Chiesa della Cura cercò di porre rimedio istituendo un ordine detto dei Cacciatori, capaci di affrontare l’oscura minaccia. Molti perirono ugualmente, ma ben presto scoprirono l’orribile verità: c’erano delle belve nelle strade di Yharnam, esseri orrendi che prima avevano sembianze umane. Subito si sparse la voce, e il panico generale creò l’angoscia più cupa; 
ognuno diffidava del proprio vicino in maniera peggiore di quanto avesse fatto in passato, e questo da parte della Chiesa della Cura non poteva essere sopportato. Molto furbamente trovarono un capro espiatorio, e subito le attenzioni della popolazione si rivolse sugli stranieri. Vennero cacciati perché portatori della piaga delle belve -così venne chiamata l'assuefazione dal Sangue- e così Yharnam si chiuse tra le sue mura, accogliendo gli stranieri solo clandestinamente. Per gli Yharnamiti gli stranieri erano deboli poichè la Comunione sopraffaceva la loro mente, inducendo una grottesca metamorfosi sanguinaria, sviluppando una furia omicida senza eguali; non sapevano che coloro che sparivano erano proprio i loro vicini, i loro mariti, i loro figli, che trasformati soccombevano sotto le armi dei Cacciatori; ma tutto ciò non veniva messo in conto, tanta era l'ebrezza che il Sangue procurava. Così la piaga si diffondeva, ed ogni notte era più lunga della precedente. Per la popolazione la Caccia era diventata un rituale che, come scopo, si prefiggeva l’eliminazione di coloro che manifestavano i sintomi delle trasformazioni, di coloro la cui pericolosità poteva intaccarli.
Me venne una notte, una notte di fiamme e sangue, e puzzo di carne lacera e carbonizzata; una notte di sacrificio, e di morte. La Piaga si era diffusa troppo per non essere notata, e la Chiesa diede l’ordine ultimo: bruciare e sigillare la vecchia città, trasferire i rifugiati nelle zone più esterne, e dimenticare. Io non dimenticherò mai quella notte illuminata dalla luna, quella notte dove la Chiesa si rivelò essere quel che sempre era stata, e lo scopo che si era prefissata: ci hanno studiato, ci hanno esaminato attentamente, curiosi ed allo stesso tempo impazienti di avere risposte sull'Evoluzione, il grottesco passaggio dalla vita umana a quella di Grande Essere. Non so cosa siano questi “Grandi Esseri” se non che un tempo furono le antiche divinità scese dal cielo e che avevano abitato in passato queste terre, ma oltre a ciò non esiste memoria sulla malvagità o magnanimità di queste creature. Eppure tra i borbottii senza senso e le urla strazianti di Laurence, ex allievo di Willehm e capo della Chiesa della cura, il loro sangue aveva portato la Piaga. Prima che si trasformasse Laurence aveva cercato di spiegare che non era il Sangue l’unico mezzo per l’Evoluzione, ma la conoscenza, conoscenza che non possedeva. “Temi il Sangue Antico” queste le sue ultime parole prima di diventare una belva; lo vidi soccombere tra le fiamme, urlante di folli grida ferali, ma fu generoso anche nella sua morte: potemmo scoprire che il fuoco era molto efficace contro le bestie.
Fu così che la Vecchia Yharnam cadde, e molti perirono tra coloro che non si trasformarono. Vidi le fiamme, e udii le grida della povera gente che, circondata da infernali lingue di fuoco, non ancora completamente trasformata, si aggirava incerta tra quelle strade martoriate come spiriti di vendetta, con occhi ebbri di sangue, eppure ancora coscienti, consapevoli che il loro corpo si stava sgretolando, consapevoli che presto la morte li avrebbe sollevati da quella terribile maledizione. Ma tutto ciò non fu la fine; altre macchinazioni erano in agguato nell'oblio della Cattedrale, centro dell’influenza della Chiesa, fulcro del terribile destino di tutti noi: molto di quel che so non è altro che un frammento di una più profonda verità, verità che non voglio conoscere, a cui non aspiro più da molto tempo. Preferisco essere un vigliacco, preferisco vedere uno ad uno i miei cari morire o trasformarsi, ma quella Verità… quella Verità mi distruggerà; non mi farà morire ma mi condannerà ad un’eternità di oblio, inganni e follia, perché non ne sono degno, perché non sono l’Erede. Io, un misero cacciatore, starò qui a vegliare su quel che una volta è stata la mia gente, e malgrado la Luna Rossa sarà alta nel cielo cercherò di resistere al suo allettante abbraccio, perché quella… quella è stata l’inizio dell’incubo nel quale noi tutti periremo.

Custos