Parlare di
serie tv non è mai stato così difficile. Seriamente, questa forma di
produzione, che al giorno d’oggi non fatica ad affiancarsi ai buoni e vecchi
films- che ci tengo a precisare rimarranno sempre al top- con prepotenza si
inserisce nelle nostre case, dandoci la possibilità di affacciarci alle nuove
idee che le produzioni vogliono offrire, portando lo sviluppo di un trama “in
serie” che, rispetto alla filmografia classica, presenta un’evoluzione molto
più tangibile, capace anche di perfezionarsi tramite la magia degli ultimi
tempi: l’opinione del pubblico. Ebbene, con le serie tv la produzione si
affaccia al mondo del consumatore, sente la voce del pubblico, vuole opinioni
per migliorarsi e, perché no, aumentare l’audience. So che sembra brutto detto
così ma è la pura verità. La “Condivisione” che adesso noi abbiamo in mano è
capace di alterare il decorso di un’opera creativa, per certi versi migliorandola,
per altri peggiorandola, plasmandola stagione dopo stagione in maniera tale da
creare qualcosa che ci piaccia, che ci stimoli. Effettivamente cosa può esserci
di stimolante se non vedere sullo schermo quel che abbiamo sempre sognato?
Eppure questo potrebbe essere un problema: ciò potrebbe causare lo snaturamento
di un’opera, di una creazione, alienando il produttore in virtù del nostro
commento, della nostra voglia di vedere quel che desideriamo. In questo caso
però ci troviamo davanti qualcosa di diverso, un giusto compromesso tra
l’opinione del pubblico e quello dei creativi: Supernatural. Non mi metterò a
parlarne nel dettaglio in quest’articolo -i dettagli li lascio su “…Around
Bonfire”- trattandosi di una mera
chiacchierata/recensioncina su questa serie tv, tuttavia quel che è diventata
mi lascia senza parole. Letteralmente. Dopo quest’ultima stagione -siamo
all'undicesima, ne è passato di tempo- il modo con cui si è articolato
l’intreccio narrativo, amalgamandosi perfettamente con quello che è il comparto
mitologico, è veramente sbalorditivo dato che comunque la serie presenta una
progressione degli episodi molto standardizzata, sfociando a volte nella
ripetitività. Cercherò di non fare spoiler dato che quelli li riservo per un
altro post, tuttavia… parliamone. Sarò onesto ma la prima stagione non mi
attrasse più di tanto: era un passatempo come un altro, la guardavo in maniera
svogliata, interessato unicamente dal demone che tormentava i fratelli
Winchester.
Dai, non era la prima serie tv che trattava il tema del sovrannaturale,
il tutto era abbastanza scontato però c’era qualcosa che mi dava la voglia di
continuare. Passai alle altre stagioni e piano piano ne fui affascinato, come
se la trama si volesse dirigere di proposito verso quello che volevo vedere,
ossia la disposizione di ogni figura appartenente alla mitologia: l’inferno, il
paradiso, angeli, demoni, divinità, vampiri, licantropi… fin quando non giunse
la quarta e la quinta stagione. Figate assurde (passatemi il termine poco
tecnico): Apocalisse, Lucifero, i Quattro cavalieri, Michele, il tutto
contornato da botte da orbi e i soliti casi paranormali che i Fratelli
Winchester si trovavano ad affrontare (molto noiosi secondo me), oltre alle
nuove grattachecche. Poi vi fu l’avvento della sesta, settima e ottava stagione.
Quelle furono le stagioni che mi portarono a dubitare per la prima volta della
serie; dopo tanto exploit di contenuto personalmente mi aspettavo la presenza
di qualcosa un po’ più “divino”, invece ne rimasi deluso, compresa la parte che
trattava dei Leviatani e del Purgatorio (mi fermo qui e vi rimando alla visione
delle stagioni). Poi vennero la nona e decima stagione, e lì ricominciai a
nutrire speranza; mi stavo accorgendo che stava per prepararsi qualcosa di
grosso e cattivo. Eh sì, perché dulcis in fundo -o meglio malus in fundo- c’era
lei, il cattivo dei cattivi, l’ombra della notte più cupa, il sogno bagnato di
ogni fan che agogna un villain femminile veramente duro da digerire:
l’Oscurità, il capolavoro – a mio avviso ovviamente- di recitazione della
Swallow che si cimenta in un personaggio enigmatico quanto potente e
carismatico.
Non mi dilungherò adesso a parlare dell’undicesima stagione – come
ho detto questo lo riservo per altri format- tuttavia è interessante come si
sia evoluto il tutto: abbiamo due fratelli, cacciatori di creature
sovrannaturali, tormentati da un passato tremendo che, in maniera quasi
scherzosa, per non dire cazzona, affrontano ogni genere di
mostro/fantasma/demone a suon del buon vecchio rock. Poi piano piano le cose
degenerano, il rapporto tra i due diventa sempre più losco, quasi
autodistruttivo, mentre dei casini divini si fanno avanti, complicando il
legame tra i due fratelli ulteriormente. Una classica storia, un classico
schema mentale, niente di nuovo; ed allora cosa rende questa serie tv degna di
essere nel bene e nel male elogiata? Le IDEE: Supernatural, malgrado la palese
ripetitività degli episodi, che di certo è il suo tallone d’Achille, è pieno di
idee prese dalla mitologia sia di strada che pagana, arricchendo e,
soprattutto, intrattenendo il pubblico con personaggi nuovi, dotati di umorismo
tagliente e spesso piacevoli (in tutti i sensi), e delineando sempre più quelli già esistenti. Ma adesso veniamo a trattare il
alto negativo di tutto ciò: il fandom. Il fatto che una serie come Supernatural
si sia spinta fino alla dodicesima stagione è indice anche di un grande numero
di sostenitori, molti dei quali creativamente partecipi all'evoluzione del
format; ma tra questi vi è il fandom, ossia i cosiddetti ultras che si scagliano
in maniera accanita sulle decisioni della regia nei riguardi dell’evoluzione di
questo o quel personaggio, finendo per svilire il tutto, rendendolo quasi una
soap opera. A fronte di ciò torniamo al punto che esponevo sopra: credete voi
che tutto ciò serva ad evolvere fattivamente una serie del genere, a dare quel
tocco di estro geniale che possa farla ricordare come una delle migliori serie?
No, decisamente; è il fandom, quello cattivo, quello che non evolve in qualcosa
di nuovo ma che tenta di mantenere quel che c’è già, a svilire una serie, e
Supernatural in parte ne è una prova; ma -e qui mi alzo in un’enorme applauso-
la cosa più divertente che in un certo senso riabilita SN è il fatto che a volte rompa deliberatamente la quarta parete, immergendosi nella realtà del Fandom,
prendendolo in giro e regalando delle perle di comicità in una serie che molto
spesso può risultare pesante, sia per contenuti che -come al solito- per la sua
ripetitività. Detto questo ci possiamo aprire alla chiusura sperando che la
Dodicesima stagione non sia troppo snervante e che riesca, ancora, a regalarci
altre emozioni, e magari trovare un buon lieto fine alla fin troppo incasinata storia
dei Fratelli Winchester.
P.S. NON DIMENTICATEVI DI LODARE CROWLEY, KING OF HELL
Custos
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