...Around Bonfire - Bloodborne Lore (Part III) La Rinascita
Tutti i miei studi, tutte le mie ricerche, tutta la mia vita! Oh che
follia, oh che dolce agonia su questa culla di conoscenza, fonte di grazia per
gli occhi dell’anima! Sì… oh sì, sto acquistando la vista, ma ancora manca
molto, mi servono altri occhi, altri rituali, e tanto Sangue! Che gioia, che
tremenda euforia mi pervade, e tutto ciò si è presentato a me, il più grande
allievo della scuola di Byrgenwerth, colui che mastro Willem amava al pari di
Laurence, il più dotto tra gli studiosi delle remote conoscenze sugli Antichi; Io, Micolash, rettore della scuola di Mensis, supervisore del Coro e
dell’orfanotrofio, io, detentore di tutti i segreti di questo lurido pezzo di
terra ormai perduto.
Micolash
Io, colui che è entrato a conoscenza di ogni cosa, che ha
scrutato nel fondo dell’abisso trovando la luce dell’evoluzione, il miracolo
della potenza. Io, ormai perduto in quest’incubo, sono diventato la culla per
un essere meravigliosamente orripilante, una coscienza destata dalla sua
infernale tana che, desiderosa di crescere come un bambino, ha trovato ristoro
nella mia testa. Io so cosa è Lui, uno di Loro, conosciuti volgarmente come
Grandi Esseri, creature astrali dai poteri divini, abitatori di Incubi cosmici,
realtà sovrapposte alla nostra dove regna il Nulla Amorfo, Oedon, padre di
questi celestiali abomini, la cui volontà e potenza riecheggia nel Sangue.
Questo è il loro nutrimento, e ne sono desiderosi sempre, fiutandolo come
segugi essendo l’unico mezzo per incanalare la potenza del loro padre; tuttavia
non è questo quello che desiderano dal più profondo della loro putrida essenza,
qualunque cosa di sconcio sia: loro vogliono delle donne, vogliono dei figli.
Immagino che voi miseri plebei di strada non sappiate quanto il gentil sesso
sia potente; la donna può incanalare l’essenza di una vita, può divenire un
portale per mezzo del quale la loro esistenza può essere trasmessa, tramandata,
e continuare a perdurare per sempre. Infatti malgrado la loro quasi onnipotenza
non sono immortali, e possono essere uccisi, il che è un evento raro, ma non
così poco plausibile: l’importante è che non sia qualcuno della loro stessa
razza a farlo. Sembra assurdo, ma queste creature hanno raggiunto il vertice
dell’evoluzione, non possono più progredire, e ciò li rende delle ottime prede
per coloro che aspirano all’evoluzione: noi. Sarò schietto, non è facile
ucciderli: molti ci hanno provato ma inutilmente poiché solo l’Erede può farlo,
una strana creatura; non è un Grande Essere eppure è portatore della volontà di
Oedon, il che fa di lui l’unico a poter uccidere concretamente un altro Grande
Essere per ottenere il suo potere. Molti vedono nella figura dell’Erede i
cacciatori ma – veramente, chi vogliamo prendere in giro – sono uomini gretti e
sudici del sangue delle belve, a malapena riescono a mantenere il controllo
quando si curano con il Sangue, non sono degni di tale appellativo. IO ne sono
degno, SOLO IO, colui che ha avuto il coraggio di richiamare la potenza di
queste creature per elevarsi. NON SAPETE QUANTO ABBIA SACRIFICATO… non potrete
mai saperlo. Eppure sono qui, sull’orlo della follia, nell’intento di rivelarvi
tutto ciò che so, come solo la paura sa fare. Ogni cosa ebbe inizio quando
aprimmo i calici; non sapevamo quello che stavamo facendo, eravamo presi
dall’euforia, dalla brama di conoscere la Verità, l’esistenza del Cosmo, di
realtà estranee alla nostra, di creature oltre ogni immaginazione. Eravamo
talmente presi che quando scoprimmo un Rom ed una Ebrietas - due specie di
Grandi Esseri aventi poteri particolari, il primo soprattutto capace di erigere
barriere temporali – già ne erano fuggiti altri.
Rom
Non potemmo fare niente per
impedire tale fuga, quindi studiammo nel silenzio ciò che rimase e, per evitare
che Byrgenwerth potesse essere invasa dai curiosi, la proclamammo zona
proibita. In quel periodo capimmo la potenza del Sangue, il Loro Sangue, ed
iniziammo a sperimentare; per Dio, era possibile per l’uomo evolversi
utilizzando tale sostanza, unita però a particolari reliquie, i cordoni
dell’occhio, antichi cordoni ombelicali ritrovati nelle rovine Pthumeriane
probabilmente appartenuti a giovani Grandi Esseri. Queste reliquie donavano
visioni mistiche oltre il velo dell’illusoria realtà, squarciando l’essenza
dell’utilizzatore e aprendolo alla rinascita in qualcosa di nuovo. In questo
modo ottenemmo un Rom tramite il sacrificio di un’allieva, ma non eravamo
soddisfatti abbastanza, volevamo di più. Grazie alla potenza inebriante del
Sangue riuscimmo a soggiogare la città e i suoi abitanti, dandoci la
possibilità non solo di sperimentare gli effetti della sostanza ma anche di
distrarre l’attenzione dei più verso il vivo dei nostri esperimenti. Molti
ancora oggi ci considerano dei benefattori, soprattutto per aver edificato
l’Orfanotrofio, il centro studi della nascitura Chiesa della Cura, il mio
iniziale regno dove mi occupavo della “produzione” del Sangue Antico; quanti
giovani orfani togliemmo dalle strade, ospitandoli nelle nostre dimore ed istruendoli
con le mie conoscenze. Ben presto li trasformammo tutti, divenendo – come molti
di noi li chiamavano, ovviamente presi da un raptus di idiozia – “Simili del
Cosmo”, i fratelli minori dei Grandi Esseri; che assurdità dato che sono esseri
deboli il cui unico scopo è rifornire la Chiesa del Sangue Curativo e
proteggere il nostro vero tesoro: Ebrietas. Oh, quanto mi dispiacque lasciare
quello straordinario luogo di ricerca. I più invidiosi tra i miei colleghi
affermavano che i miei metodi erano troppo spinti, troppo oscuri per le loro
patetiche menti; che branco di ipocriti: prima come lupi affamati di potere si
lanciano nell’inseguimento della Verità, e poi colti dall’improvviso rimorso cercano
di arretrare, noncuranti che dietro di loro c’è solo il vuoto. Hanno già
dimenticato quel che abbiamo fatto quando sacrificammo un intero villaggio per
poter ottenere un cordone dell’occhio da quel Grande Essere, Kos… o Kosm,
uccidendo il suo bambino appena nato, quell’orrendo obbrobrio a metà tra
l’incubo e la realtà vivente?
L'Orfano di Kos
Non è più possibile fuggire, la strada di casa è
preclusa; l’evoluzione ammette coraggio! Siete patetici, aborti di un mondo
malsano, e meritate di vivere da insulsi schiavi della volontà dei Padroni, fin
quando i vostri figli, e i figli dei vostri figli non si cuciranno le palpebre
e la loro lingua, impregnata di cenere, non chiederà pietà! Ancora non avete
udito niente, non avete minimamente idea di cosa sia capace di fare, di cosa
sia stato capace di commettere, sacrilegi su sacrilegi, infangando la stessa
razza umana per la vanagloriosa idea dell’elevazione! Sì, perché quello che
feci andò oltre lo stesso tessuto della realtà, infrangendo ogni regola cosmica,
e persino per Loro la mia azione tremenda andò ben oltre ogni aspettativa. Come
dissi, fui ben presto allontanato dalla realtà della Chiesa per i miei studi
arguti, ma le mie idee trovarono il sostegno di molti studenti che, affascinati
dagli arcani segreti del Cosmo, preferirono di gran lunga perseguire i sogni dell’evoluzione
con me come loro maestro piuttosto che ritirarsi in un gretto rimorso come
molti altri fecero; intanto la piaga ogni notte diventava sempre più forte e
molti cacciatori della Chiesa, i Chirurghi, si addentravano tra le vie per
epurare quel bestiale cancro. Non si aspettavano che nell’ombra, oltre ai lupi
vi fossero cose ben peggiori. Iniziammo a catturarli durante le loro battute di
caccia, usando i loro corpi per gli immondi rituali di richiamo, nel tentativo di
portare Loro sul nostro piano di esistenza e carpire i loro segreti. Non
volevamo richiamare però entità “Deboli”, ma qualcosa di più potente, qualcosa
di più Antico che la stessa Chiesa lasciò indietro, credendo di averla
distrutta: il bambino di Kos, l’Orfano. Fin da quando lo vidi disteso su quella
spiaggia, morto sotto i colpi di rozzi sicari della Chiesa, mi si dispiegarono
tante verità: in primo luogo che la realtà degli Incubi più radicati nel Cosmo
deve essere costituita da primordiali “Mari”, distese di liquido amniotico simile
all’acqua che avvicina alla comprensione dell’oltre – in quanto l’acqua è il
più importante costituente del sangue - al cui interno solo i Grandi Esseri più
Antichi possono fluire– ciò fa
assurgere Kos al Grande Essere più antico che finora ci è stato possibile
studiare; in secondo luogo come lo stesso Incubo vari da Grande Essere a Grande
Essere, differenziandosi ma senza svincolarsi del tutto da quello degli altri,
interconnettendosi tramite “Vie di Passaggio” o “Frontiere” qualora uno o più
di queste entità Cosmiche entrino in risonanza; per ultimo, forse la cosa più
significativa e di gran lunga importante, riguardava la peculiarità di Kos di
portare in grembo il proprio figlio. Come ho detto, generalmente queste entità
cercano delle donne umane con cui suggellare un patto: far nascere un loro
figlio in cambio del suo potere; ma probabilmente questa non è stata la loro
pratica fin dall’inizio. Kos probabilmente non essendo mai entrato in contatto
con la nostra razza, ne fu talmente sconvolto da rimanere gravido di un figlio
– uso il maschile, anche se lo intendo come neutro – che, per quanto grottesco,
aveva sembianze umane. Fu un peccato averlo colto nel momento della nascita a
questo mondo, e non aver potuto studiare il suo potere, già immenso al tempo.
Ma non mi scoraggiai, e forte degli studi sui rituali più antichi, fui convinto
di poterlo richiamare. Proprio così, richiamare: sembra un’assurdità poter
anche solo richiamare un’anima dai morti, ma un Grande Essere? Dove vanno
queste creature una volta morte? Non sono mai stato un credente, non ho mai
pregato né mi sono mai chiesto guardando il cielo se esistesse un qualche
angelo che vegliasse sulla mia incolumità; tuttavia, dopo aver visto il vero
inferno su questa terra, un’orrida Verità abominevole che scivola attraverso i
nostri occhi e le nostre orecchie per penetrare le nostre fragili menti, ogni
scetticismo su ciò che sta dopo la morte inevitabilmente crolla miseramente:
non mi addentro in questo mistero poiché già la follia della Verità mi ha
trascinato nel baratro, concedendomi solo un briciolo di consapevole lucidità.
Fatto sta che tentammo di richiamare l’Orfano, e ci riuscimmo ma ad un prezzo
troppo caro: la quasi totalità di coloro che mi seguirono divennero parte del
nuovo corpo dell’essere rinato, una massa informe di organi, e piedi, e mani,
il tutto tenuto insieme da una melma nauseabonda e putrescente il cui funereo
miasma non lasciava scampo a nessuna anima vivente.
Il Rinato
Ma questo era solo la punta
di un cataclisma ancora più grande; il rituale ebbe un impatto talmente
devastante che quelli che un tempo erano gli abitanti di Yahar’gul – il
villaggio prescelto per l’evocazione del Grande Essere – si fusero insieme al
cemento delle case, all’asfalto delle strade, in ogni centimetro del paese,
urlanti, disperati, ignari di quel che stava accadendo. Noi preservammo i
nostri corpi, evitando di contaminarci con il grande flusso di potenza che
sgorgava da ricettacolo, usando le Gabbie per ampliare il nostro contatto con
l’entità. Era talmente giovane, quanto talmente forte che ugualmente molti
divennero parte dell’Orfano, ma coloro che rimasero vivi ottennero una
sincronia tale con quella creatura che, quasi come un faro, proiettarono le
loro coscienze illuminando gli strati della realtà. E come un fiume in piena ne
attirarono altri; altri Grandi Esseri accorsero ad assistere a quell’evento
proibito che IO ero riuscito a creare, distruggendo con le mie stesse mani il
tessuto dell’esistenza. Attirammo Mergo, quel che una volta era figlio della
Dama Pthumeriana, il quale trovò le basi per edificare il suo incubo, e con lui
tante altre inumane forme, tutte curiose ed impazienti di attingere a quella
potenza per edificare le loro dimore nella tenebra della pazzia.
Mergo (o meglio la sua "Balia")
E nel mentre i
vari Incubi si univano per distorcere in modo definitivo la realtà, in
quell’istante comparve la Luna Rossa, un essere mai visto traboccante di
oscurità che illuminava di un rosso porpora ciò che rimaneva delle vecchie
strade ormai lastricate da anime urlanti di innocenti, uomini, donne e bambini,
supplicanti pietà per quello strazio. Lì mi accorsi che in verità il mio
rituale rivelò la presenza di un Grande Essere creduto ormai lontano, ma che
invece si nascondeva proprio sopra le nostre teste; era Lei, la Senza Nome, la
Pallida Luna, adesso sanguigna. Inutile dire che tale consapevolezza durò poco,
poiché in pochi istanti divenni la culla di
Mergo, il suo ospite per la costruzione dell'incubo, ed entrai a far parte della realtà parallela da lui creata, in attesa di venir liberato dal
tormento e sparire nella morte. Non provo interesse nel conoscere cosa ci sia
al di là della morte, ma qualunque follia vedrò dopo questa vita, non sarà mai
uguale all’inferno che ho scatenato. Ma adesso, dopo averti rivelato tutti questi segreti... che ne dici di darci gli occhi!
Fantastico, non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo.
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