domenica 17 luglio 2016

...Around Bonfire - Bloodborne Lore (Part III) La Rinascita

Tutti i miei studi, tutte le mie ricerche, tutta la mia vita! Oh che follia, oh che dolce agonia su questa culla di conoscenza, fonte di grazia per gli occhi dell’anima! Sì… oh sì, sto acquistando la vista, ma ancora manca molto, mi servono altri occhi, altri rituali, e tanto Sangue! Che gioia, che tremenda euforia mi pervade, e tutto ciò si è presentato a me, il più grande allievo della scuola di Byrgenwerth, colui che mastro Willem amava al pari di Laurence, il più dotto tra gli studiosi delle remote conoscenze sugli Antichi; Io, Micolash, rettore della scuola di Mensis, supervisore del Coro e dell’orfanotrofio, io, detentore di tutti i segreti di questo lurido pezzo di terra ormai perduto.
Micolash
Io, colui che è entrato a conoscenza di ogni cosa, che ha scrutato nel fondo dell’abisso trovando la luce dell’evoluzione, il miracolo della potenza. Io, ormai perduto in quest’incubo, sono diventato la culla per un essere meravigliosamente orripilante, una coscienza destata dalla sua infernale tana che, desiderosa di crescere come un bambino, ha trovato ristoro nella mia testa. Io so cosa è Lui, uno di Loro, conosciuti volgarmente come Grandi Esseri, creature astrali dai poteri divini, abitatori di Incubi cosmici, realtà sovrapposte alla nostra dove regna il Nulla Amorfo, Oedon, padre di questi celestiali abomini, la cui volontà e potenza riecheggia nel Sangue. Questo è il loro nutrimento, e ne sono desiderosi sempre, fiutandolo come segugi essendo l’unico mezzo per incanalare la potenza del loro padre; tuttavia non è questo quello che desiderano dal più profondo della loro putrida essenza, qualunque cosa di sconcio sia: loro vogliono delle donne, vogliono dei figli. Immagino che voi miseri plebei di strada non sappiate quanto il gentil sesso sia potente; la donna può incanalare l’essenza di una vita, può divenire un portale per mezzo del quale la loro esistenza può essere trasmessa, tramandata, e continuare a perdurare per sempre. Infatti malgrado la loro quasi onnipotenza non sono immortali, e possono essere uccisi, il che è un evento raro, ma non così poco plausibile: l’importante è che non sia qualcuno della loro stessa razza a farlo. Sembra assurdo, ma queste creature hanno raggiunto il vertice dell’evoluzione, non possono più progredire, e ciò li rende delle ottime prede per coloro che aspirano all’evoluzione: noi. Sarò schietto, non è facile ucciderli: molti ci hanno provato ma inutilmente poiché solo l’Erede può farlo, una strana creatura; non è un Grande Essere eppure è portatore della volontà di Oedon, il che fa di lui l’unico a poter uccidere concretamente un altro Grande Essere per ottenere il suo potere. Molti vedono nella figura dell’Erede i cacciatori ma – veramente, chi vogliamo prendere in giro – sono uomini gretti e sudici del sangue delle belve, a malapena riescono a mantenere il controllo quando si curano con il Sangue, non sono degni di tale appellativo. IO ne sono degno, SOLO IO, colui che ha avuto il coraggio di richiamare la potenza di queste creature per elevarsi. NON SAPETE QUANTO ABBIA SACRIFICATO… non potrete mai saperlo. Eppure sono qui, sull’orlo della follia, nell’intento di rivelarvi tutto ciò che so, come solo la paura sa fare. Ogni cosa ebbe inizio quando aprimmo i calici; non sapevamo quello che stavamo facendo, eravamo presi dall’euforia, dalla brama di conoscere la Verità, l’esistenza del Cosmo, di realtà estranee alla nostra, di creature oltre ogni immaginazione. Eravamo talmente presi che quando scoprimmo un Rom ed una Ebrietas - due specie di Grandi Esseri aventi poteri particolari, il primo soprattutto capace di erigere barriere temporali – già ne erano fuggiti altri.
Rom 
 Non potemmo fare niente per impedire tale fuga, quindi studiammo nel silenzio ciò che rimase e, per evitare che Byrgenwerth potesse essere invasa dai curiosi, la proclamammo zona proibita. In quel periodo capimmo la potenza del Sangue, il Loro Sangue, ed iniziammo a sperimentare; per Dio, era possibile per l’uomo evolversi utilizzando tale sostanza, unita però a particolari reliquie, i cordoni dell’occhio, antichi cordoni ombelicali ritrovati nelle rovine Pthumeriane probabilmente appartenuti a giovani Grandi Esseri. Queste reliquie donavano visioni mistiche oltre il velo dell’illusoria realtà, squarciando l’essenza dell’utilizzatore e aprendolo alla rinascita in qualcosa di nuovo. In questo modo ottenemmo un Rom tramite il sacrificio di un’allieva, ma non eravamo soddisfatti abbastanza, volevamo di più. Grazie alla potenza inebriante del Sangue riuscimmo a soggiogare la città e i suoi abitanti, dandoci la possibilità non solo di sperimentare gli effetti della sostanza ma anche di distrarre l’attenzione dei più verso il vivo dei nostri esperimenti. Molti ancora oggi ci considerano dei benefattori, soprattutto per aver edificato l’Orfanotrofio, il centro studi della nascitura Chiesa della Cura, il mio iniziale regno dove mi occupavo della “produzione” del Sangue Antico; quanti giovani orfani togliemmo dalle strade, ospitandoli nelle nostre dimore ed istruendoli con le mie conoscenze. Ben presto li trasformammo tutti, divenendo – come molti di noi li chiamavano, ovviamente presi da un raptus di idiozia – “Simili del Cosmo”, i fratelli minori dei Grandi Esseri; che assurdità dato che sono esseri deboli il cui unico scopo è rifornire la Chiesa del Sangue Curativo e proteggere il nostro vero tesoro: Ebrietas. Oh, quanto mi dispiacque lasciare quello straordinario luogo di ricerca. I più invidiosi tra i miei colleghi affermavano che i miei metodi erano troppo spinti, troppo oscuri per le loro patetiche menti; che branco di ipocriti: prima come lupi affamati di potere si lanciano nell’inseguimento della Verità, e poi colti dall’improvviso rimorso cercano di arretrare, noncuranti che dietro di loro c’è solo il vuoto. Hanno già dimenticato quel che abbiamo fatto quando sacrificammo un intero villaggio per poter ottenere un cordone dell’occhio da quel Grande Essere, Kos… o Kosm, uccidendo il suo bambino appena nato, quell’orrendo obbrobrio a metà tra l’incubo e la realtà vivente?
L'Orfano di Kos
 Non è più possibile fuggire, la strada di casa è preclusa; l’evoluzione ammette coraggio! Siete patetici, aborti di un mondo malsano, e meritate di vivere da insulsi schiavi della volontà dei Padroni, fin quando i vostri figli, e i figli dei vostri figli non si cuciranno le palpebre e la loro lingua, impregnata di cenere, non chiederà pietà! Ancora non avete udito niente, non avete minimamente idea di cosa sia capace di fare, di cosa sia stato capace di commettere, sacrilegi su sacrilegi, infangando la stessa razza umana per la vanagloriosa idea dell’elevazione! Sì, perché quello che feci andò oltre lo stesso tessuto della realtà, infrangendo ogni regola cosmica, e persino per Loro la mia azione tremenda andò ben oltre ogni aspettativa. Come dissi, fui ben presto allontanato dalla realtà della Chiesa per i miei studi arguti, ma le mie idee trovarono il sostegno di molti studenti che, affascinati dagli arcani segreti del Cosmo, preferirono di gran lunga perseguire i sogni dell’evoluzione con me come loro maestro piuttosto che ritirarsi in un gretto rimorso come molti altri fecero; intanto la piaga ogni notte diventava sempre più forte e molti cacciatori della Chiesa, i Chirurghi, si addentravano tra le vie per epurare quel bestiale cancro. Non si aspettavano che nell’ombra, oltre ai lupi vi fossero cose ben peggiori. Iniziammo a catturarli durante le loro battute di caccia, usando i loro corpi per gli immondi rituali di richiamo, nel tentativo di portare Loro sul nostro piano di esistenza e carpire i loro segreti. Non volevamo richiamare però entità “Deboli”, ma qualcosa di più potente, qualcosa di più Antico che la stessa Chiesa lasciò indietro, credendo di averla distrutta: il bambino di Kos, l’Orfano. Fin da quando lo vidi disteso su quella spiaggia, morto sotto i colpi di rozzi sicari della Chiesa, mi si dispiegarono tante verità: in primo luogo che la realtà degli Incubi più radicati nel Cosmo deve essere costituita da primordiali “Mari”, distese di liquido amniotico simile all’acqua che avvicina alla comprensione dell’oltre – in quanto l’acqua è il più importante costituente del sangue - al cui interno solo i Grandi Esseri più Antichi possono fluire  – ciò fa assurgere Kos al Grande Essere più antico che finora ci è stato possibile studiare; in secondo luogo come lo stesso Incubo vari da Grande Essere a Grande Essere, differenziandosi ma senza svincolarsi del tutto da quello degli altri, interconnettendosi tramite “Vie di Passaggio” o “Frontiere” qualora uno o più di queste entità Cosmiche entrino in risonanza; per ultimo, forse la cosa più significativa e di gran lunga importante, riguardava la peculiarità di Kos di portare in grembo il proprio figlio. Come ho detto, generalmente queste entità cercano delle donne umane con cui suggellare un patto: far nascere un loro figlio in cambio del suo potere; ma probabilmente questa non è stata la loro pratica fin dall’inizio. Kos probabilmente non essendo mai entrato in contatto con la nostra razza, ne fu talmente sconvolto da rimanere gravido di un figlio – uso il maschile, anche se lo intendo come neutro – che, per quanto grottesco, aveva sembianze umane. Fu un peccato averlo colto nel momento della nascita a questo mondo, e non aver potuto studiare il suo potere, già immenso al tempo. Ma non mi scoraggiai, e forte degli studi sui rituali più antichi, fui convinto di poterlo richiamare. Proprio così, richiamare: sembra un’assurdità poter anche solo richiamare un’anima dai morti, ma un Grande Essere? Dove vanno queste creature una volta morte? Non sono mai stato un credente, non ho mai pregato né mi sono mai chiesto guardando il cielo se esistesse un qualche angelo che vegliasse sulla mia incolumità; tuttavia, dopo aver visto il vero inferno su questa terra, un’orrida Verità abominevole che scivola attraverso i nostri occhi e le nostre orecchie per penetrare le nostre fragili menti, ogni scetticismo su ciò che sta dopo la morte inevitabilmente crolla miseramente: non mi addentro in questo mistero poiché già la follia della Verità mi ha trascinato nel baratro, concedendomi solo un briciolo di consapevole lucidità. Fatto sta che tentammo di richiamare l’Orfano, e ci riuscimmo ma ad un prezzo troppo caro: la quasi totalità di coloro che mi seguirono divennero parte del nuovo corpo dell’essere rinato, una massa informe di organi, e piedi, e mani, il tutto tenuto insieme da una melma nauseabonda e putrescente il cui funereo miasma non lasciava scampo a nessuna anima vivente.
Il Rinato
Ma questo era solo la punta di un cataclisma ancora più grande; il rituale ebbe un impatto talmente devastante che quelli che un tempo erano gli abitanti di Yahar’gul – il villaggio prescelto per l’evocazione del Grande Essere – si fusero insieme al cemento delle case, all’asfalto delle strade, in ogni centimetro del paese, urlanti, disperati, ignari di quel che stava accadendo. Noi preservammo i nostri corpi, evitando di contaminarci con il grande flusso di potenza che sgorgava da ricettacolo, usando le Gabbie per ampliare il nostro contatto con l’entità. Era talmente giovane, quanto talmente forte che ugualmente molti divennero parte dell’Orfano, ma coloro che rimasero vivi ottennero una sincronia tale con quella creatura che, quasi come un faro, proiettarono le loro coscienze illuminando gli strati della realtà. E come un fiume in piena ne attirarono altri; altri Grandi Esseri accorsero ad assistere a quell’evento proibito che IO ero riuscito a creare, distruggendo con le mie stesse mani il tessuto dell’esistenza. Attirammo Mergo, quel che una volta era figlio della Dama Pthumeriana, il quale trovò le basi per edificare il suo incubo, e con lui tante altre inumane forme, tutte curiose ed impazienti di attingere a quella potenza per edificare le loro dimore nella tenebra della pazzia.
Mergo (o meglio la sua "Balia")
 E nel mentre i vari Incubi si univano per distorcere in modo definitivo la realtà, in quell’istante comparve la Luna Rossa, un essere mai visto traboccante di oscurità che illuminava di un rosso porpora ciò che rimaneva delle vecchie strade ormai lastricate da anime urlanti di innocenti, uomini, donne e bambini, supplicanti pietà per quello strazio. Lì mi accorsi che in verità il mio rituale rivelò la presenza di un Grande Essere creduto ormai lontano, ma che invece si nascondeva proprio sopra le nostre teste; era Lei, la Senza Nome, la Pallida Luna, adesso sanguigna. Inutile dire che tale consapevolezza durò poco,  poiché in pochi istanti divenni la culla di Mergo, il suo ospite per la costruzione dell'incubo, ed entrai a far parte della realtà parallela da lui creata, in attesa di venir liberato dal tormento e sparire nella morte. Non provo interesse nel conoscere cosa ci sia al di là della morte, ma qualunque follia vedrò dopo questa vita, non sarà mai uguale all’inferno che ho scatenato. Ma adesso, dopo averti rivelato tutti questi segreti... che ne dici di darci gli occhi!



Custos

1 commento: