martedì 9 agosto 2016

... Around Bonfire - Bloodborne Lore (Part IV) La Notte Rossa

Non avevo compreso a pieno la sua grandezza, il suo disegno, la sua pericolosità. Ero semplicemente terrorizzato, consapevole dell’inferno che Micolash aveva scatenato sulla nostra città. Forse questo grande terrore derivava proprio dalla consapevolezza, la consapevolezza di far parte di quel piano diabolico. Non escludo le mie colpe, la mia sfrenata ambizione, il mio immondo desiderio di possedere la Verità, la conoscenza del Cosmo, il potere di quegli Esseri, ma forse proprio quel briciolo di umanità che era nascosto in mezzo a tutta quella bramosia, improvvisamente come un’esplosione stellare mi ha aperto gli occhi su quel che stavamo facendo, qualcosa di terribilmente sbagliato e contronatura. Avevamo agito solo nel nostro interesse, abbiamo lasciato indietro coloro che veramente amavamo, io ho abbandonato il mio amore, la gioia che avevo avuto la fortuna di incontrare; ho trascurato la mia vita, recluso nella mia officina a costruire armi efficaci per la Chiesa, allenando i nuovi cacciatori nel tentativo di arginare la piaga. Nulla di più inutile, a mio avviso. Con la consapevolezza di adesso, solo uno in mezzo a loro può essere considerato degno di questo titolo… ma il suo destino non sarà cacciare esclusivamente le belve. No, non sarà questo il suo destino, ma qualcosa di molto più profondo, più oscuro, e più controverso che mai nessuna scienza potrà spiegare, nessuna magia, nessuna tra le arti dei mortali. Ma adesso sono qui, su questa malridotta sedia a rotelle, a raccontare a te mio povero costrutto, mia povera automa che tanto ricordi il mio lontano amore, la storia di quel che accadde negli ultimi istanti prima che la Luna Rossa troneggiasse sulle nostre teste e l’ordine venisse sovvertito.
Gherman nell'officina del sogno
Un tempo io fui Gherman, uno tra i più grandi cacciatori della Chiesa della Cura, capo dell’Officina, ex allievo della scuola di Byrgenwerth e… amante della mia giovane allieva, Lady Maria. Il mio compito era fornire armi alla Chiesa, nuovi Cacciatori e al più possibile informazioni riguardo alle scoperte condotte nei sotterranei Ptumeriani da parte di Ludwig, il capo delle lame sacre, antico ordine di cavalieri ormai ridotto all’inutile rappresentanza della nobiltà Yharnamita in cerca di sempre più privilegi da parte della Chiesa della Cura. La mia vita, malgrado fosse sempre all’insegna della fatica e della ricerca, non era particolarmente ostica né mi impediva di godere delle piccole gioie insieme alla mia compagna. Tuttavia mai il mio dovere veniva meno nei confronti della missione che perseguivo con tanta insistenza, e per quanto le mie ore passate nei bui anfratti di quelle tombe viventi piano piano scavassero all’interno della mia anima un abisso oscuro e insondabile, non mostro disgusto nel dire che tutto ciò per me era alquanto affascinante, provando adorazione nell’inoltrarmi nei malati e contorti anfratti delle tombe Pthumeriane. Mai scorderò la prima volta che vi misi piede, la paura ed il disgusto davanti a quelle creature ormai svilite di ogni concetto di umano e terreno, miseri automi putrescenti guidati dalla volontà di creature oscene, incubi ancestrali la cui aura malefica intasava ogni singola ricezione sensoriale riguardo la realtà. Quando per la prima volta vidi Ebrietas quasi l’estasi mi colse, un’assurda attrazione ai limiti dell’impulso carnale e della turba mentale, un groviglio di impulsi nervosi, fisici e spirituali che solo una visione così orribilmente estatica può indurre. Davanti a lei subito ci mettemmo in ginocchio, benedicendo quel groviglio innaturale di arti scomposti - o tentacoli, nessuno riuscì mai a capirlo – pregni di un liquido vischioso dall’odore acre, quasi ricordando quello dei molluschi spiaggiati che con il tempo si decompongono senza che nessuno possa nutrirsi. Dopo attimi di tremenda religiosità contornata da un mefitico silenzio privo di pace, mastro Willem si volse verso di noi intimando di lasciare quel luogo sacro e tornare in superficie. Laurence si oppose, rompendo il sacro silenzio con forza, affermando quanto potente sarebbe stato studiare quella creatura per scoprire altro sull’Ascensione. A quella parola il cuore di molti si accese dell’assurda arroganza della potenza, ed anche io, il più dubbioso degli scolari di quel tempo eppure colui che più di tutti aveva sperimentato l’estasi della visione di un Grande Essere – cosa che in seguito mi fu detto essere una predisposizione naturale all’Intuizione del Cosmo – mi infiammai a quell’allettante proposta di elevazione. Quello fu l’inizio della nascita della Chiesa della Cura, e Laurence ne fu felice quando decisi pure io di entrarne a far parte. Da quel momento iniziò la mia vita nell’officina della Chiesa; grazie alla conoscenza di un antico metallo ritrovato nelle catacombe Pthumeriane, chiamato Siderite, riuscì a produrre un numero, seppur limitato, di armi dai poteri devastanti, capaci non solo di fermare quella che in seguito sarebbe stata la Piaga Delle Belve ma anche, e forse soprattutto, chi si opponeva apertamente alle mire della Chiesa. In questo modo nacque l’ordine degli Assassini capeggiato da Brador il quale, nell’ombra, cacciava uomini che in fondo avevano capito cosa in realtà la Chiesa stava cercando di fare; sperimentare sulla popolazione un modo per raggiungere l’Ascensione. In questo modo iniziò il periodo più oscuro della mi vita, ed io ne ero entusiasta, cieco al tempo a qualsiasi forma compassione umana, anche se rispetto a molti altri, non mi aveva abbandonata definitivamente. La mia compagna mi ricordava quel che significasse essere umani, con tutti i pro ed i contro, la debolezza ma anche la forza che può scaturire dell’unione sincera tra due persone. Ed anche adesso, malgrado sia bloccato in questa prigione che si beffa della mia vita, quando quell’abominio mi concede di sognare, ricordo sempre la mia dolce Maria, quel frammento di umanità ormai troppo lontano per essere raggiunto. Sognare, che parola così fuori luogo qui, meglio dire incubo ma, se lo fosse, chi vi entrasse se ne accorgerebbe subito. No, la creatura è furba in questo, non si farebbe mai accorgere di una cosa del genere, è attenta ai minimi dettagli. Ma perché non parlare di lui, o di quel che penso aver capito di quell’essere - per quanto il limite tra coscienza e follia sia molto sottile quando ci si addentra in un arcano così profondo? Quando aprimmo i calici Pthumeriani qualcosa, lesto come il vento, vi uscì immediatamente, ma non sapemmo mai cosa fosse: puzzava di antico e immondo, ed era insistente l’idea in noi di aver commesso un errore imperdonabile. Ma subito non ci pensammo, presi dalle nostre vanagloriose missioni. Poi quando venne il momento lei si palesò: quando l’orrore toccò la nostra terra con arti oscenamente protesi verso la luna e i gorgoglii senza senso di folli creature riecheggiò nel silenzio delle strade del Villaggio Invisibile ormai prive di vita mentre, come unici spettatori, rimanevano immobili i fossili degli abitanti ormai fusi nelle pareti dei gloriosi edifici che tanto avevano costruito grazie all’ausilio della forza del Sangue, lei mosse il suo sguardo verso l’avanzata di Mergo su questo piano, richiamato dal terribile rituale di Micolash per dare nuova vita all’Orfano di Kos – che prese il nome di Rinato – attratta dall’energia di quell’evento, così simile a quel che avvenne in ere ancestrali, quando l’uomo ancora non bramava il potere ma lo temeva e riveriva. Così avvenne che la sua ascesa destabilizzò così tanto il tessuto della realtà che il tempo stesso su Yharnam fu completamente distorto e la notte divenne eterna, mentre la luna, ora tinta di rosso sanguigno, si beffava della stupidità dell’uomo che tanto desiderava, e continua a desiderare il potere. Ma l’orrore venne subito dopo: la gente iniziava ad trasformarsi in belve senza assumere il Sangue Curativo, e chi resisteva, in particolare le donne, venivano prese da una turba mentale che le faceva sperimentare estasi e follia, e alcune… alcune rimanevano incinte senza apparente motivo! Il disgusto mi pervase passando tra quei derelitti, smembrando quei poveri innocenti ormai presi dal delirio e dalla brutalità della Piaga, e noi cacciatori stavamo perdendo le speranze verso l’orrore che, anche noi, avevamo contribuito a portare su questa terra. La nostra missione perse di significato, molti cercarono di resistere, altri fuggirono, inutilmente, dalla città; nessuno infatti poteva più uscire, l’inferno era sceso su questa terra, come ai tempi delle fiamme divoratrici di Old Yharnam. Finché un giorno tentammo l’impossibile: utilizzare quel Simile del Cosmo che Mastro Willem aveva creato - credo si chiamasse Rom - per tentare di fermare il potere di quella luna; tramite alcune ricerche che avevamo condotto tempo fa nei labirinti, scoprimmo, oltre alla neutralità di certi Grandi Esseri, anche l’avversione di alcuni di loro nel farsi comandare da altri, specialmente quando i piani di esistenza si sovrapponevano, come in questo caso. Willem era ancora vivo, o sufficientemente sano di mente per poterci aiutare allora, e il suo fu un sacrificio immenso: per poter comunicare e ordinare ad un Simile del Cosmo – ossia un Grande Essere minore – di sottostare alla volontà di un inferiore, bisogna sacrificare la propria sanità mentale, accumulando il più alto grado di Intuizione del Cosmo possibile per un uomo. Ma prima di andare incontro al proprio destino, non scorderò mai le parole del mio ex Maestro mentre, con mano tremante, avanzava verso di me quell’immondo oggetto di conoscenza arcana: <<Usa i cordoni dell’occhio per avvicinarti alla creatura e uccidila così da spezzare il giogo su di noi>>. Così mi fu tutto chiaro nel tumultuoso marasma di emozioni che mi turbinavano dentro, e un’illusoria speranza mi pervase, speranza che non fu destinata a durare a lungo. Da lì a poco scoprimmo che, malgrado gli effetti della luna si fossero attenuati e la gente non continuasse più a trasformarsi, adesso coloro che destavano più preoccupazione erano i cacciatori stessi: i loro occhi iniziarono ad iniettarsi di sangue, la loro violenza aumentò a dismisura e, anche se non dimostravano evidenti sintomi di trasformazione, la loro mente era ormai contorta come quella di una bestia. Fu così che morì la mia amata, nei pressi della nostra officina mentre stavamo preparando il rituale per contrastare il Grande Essere della Luna. Un’orda di quei cacciatori ci prese alla sprovvista dopo aver recuperato un altro di quel cordone maligno; la vidi cadere a terra, con quell’oggetto in mano, trapassata da una sciabola, mentre mi guardava, i suoi occhi fissi su di me, i miei sui suoi che a poco a poco perdevano di lucentezza per fare posto ad un vitreo sguardo senz’anima.
Lady Maria
Li sterminai tutti, facendoli a pezzi, rendendoli irriconoscibili persino ai folli che non avrebbero mai visto niente di terreno in quel ammasso di carne senza criterio, nemmeno la più vaga idea di umano. In questi momenti dovrebbero essere versate lacrime amare e talmente pesanti da scavare baratri di oscurità nel cuore di un uomo; ebbene non fu così, non vi fu spazio nemmeno per una goccia di sudore d’innanzi alla carneficina della rabbia, del dolore e della tenebra che, all’interno della mia anima, si faceva largo con la subdola e concreta idea della disperazione. Non potevo lontanamente immaginare quanto sarebbe stata enorme questa disperazione in seguito. Dopo averla sepolta e aver scolpito una lapide a sua memoria, stremato dall’orrore che ormai aveva sostituito il sangue pulsante nelle mie vene, presi il misterioso oggetto che il maestro mi aveva consegnato prima di perdersi nei recessi della sua mente martoriata, e lo scrutai; sentii freddo, una strana sensazione di viscido e bagnato, l’odore salmastro del mare, un mare buio tuttavia, senza alcun cielo azzurro sopra di esso tale da potergli dare colore. Nelle mie orecchie sentivo il gocciolare di piccoli cristalli d’acqua che trafiggevano in maniera assordante una pozza, tutto intorno a me nessun paesaggio, reale o surreale, solo una penombra inerte, senza forma, silenziosa; un confortante panorama, tranquillo, permeato di pace, la stessa pace della tomba. Credevo fossi morto, perso per sempre, e ne fui felice: potevo godere di quella tranquillità dopo aver visto l’orrore di quei giorni. Tuttavia reputai che tutta quella pace non poteva essere meritata, che per quel che commisi in vita nessun paradiso poteva attendermi. E subito mi accorsi di essere sommerso da un’enorme massa d’acqua, buia, fredda, soffocante, che mi entrava nelle narici, nella gola, dentro l’anima. Ogni anfratto della mia esistenza era ricolmo di quella specie di liquido che ricordava molto quello amniotico, ed inutile era il dimenarmi in quella tomba d’acqua poiché piano piano ogni mio movimento veniva inibito e lo sfinimento prendeva il posto dello sforzo frenetico dell’opporre resistenza a quella forza invisibile ma tangibile. Ben presto il torpore mi assalì, e di nuovo caddi nel sonno, un sonno cosciente tuttavia, come se da lontano rivedessi tutta la mia vita. Ogni istante era precisamente scandito, e dopo l’ultimo, ove rivedevo gli occhi della mia amata e lo scempio che feci dei cadaveri dei nostri aguzzini, mi risvegliai nell’Officina. Ero disteso sul pavimento in legno, tutto era in ordine, anzi, l’ambiente sembrava molto più luminoso come se fosse sorto il sole. Cercai di alzarmi ma non ci riuscii, avevo perso completamente la sensibilità alle gambe, una sensazione orrenda, di inutilità, di pesantezza, un’orribile situazione a cui risposi con un’infantile richiesta d’aiuto, gridando come tutte le mie forze affinché venisse qualcuno in mio soccorso. Ed ecco che giunse l’incubo: vidi la mia amata, il suo sguardo vitreo come l’ultima volta che la lasciai, il colorito delle sue gote di un bianco cadaverico, le sue mani gelide, come uscite direttamente dalla più fredda delle tombe, che mi alzavano con estrema facilità mentre mi riponevano su una sedia a rotelle.
L'Automa, surrogato di Maria
 Era un abominio, un abominio tale da instillare un pianto disperato, il pianto di una perdita ancora più atroce della morte. Sapevo che la Creatura era lì, sapevo che mi stava spiando, divertendosi di come era riuscita a farmi disperare, di come mi aveva ridotto, un paraplegico incapace di combattere. Uscii fuori dall’officina e vidi il cielo illuminato dalla luna; la luce di quell’astro così finto sembrava potente quanto quella del sole, anche se era incapace di diradare la nebbia intorno al luogo in cui mi trovavo. La nebbia avvolgeva qualsiasi cosa che un tempo reputavo familiare: i gradini che portavano a cancello principale, gli spazzi di vegetazione che tanto amavo curare, persino la lapide che avevo eretto per la mia amata, per quanto la sua perfetta riproduzione mi stesse accanto a monito per non smettere di disperarmi. E poi la vidi scendere dall’astro: era lei, la deformità in carne ed ossa – per quanto quel groviglio di pelle viscida e untuosa possa definirsi carne – un osceno groviglio di arti e tentacoli, privo di volto e di qualsiasi naturalezza, l’aborto vivente di ogni concezione di ordine e disciplina, l’antitesi del disgusto verso la vita e l’origine della pazzia. La scrutai, o quantomeno tentai di non abbassare lo sguardo nei confronti di quell’orrore, mentre l’automa che mi stava accanto, incarnazione parodistica di ciò che un tempo amavo, quasi ipnotizzata da quell’essere sembrava comprenderlo. La Creatura era immobile di fronte a noi senza emettere il benché minimo suono, e quasi tutto i paesaggio intorno a noi sembrava muto, privato di qualunque rumore; pure i miei pensieri tacevano, e per quanto mi sforzassi di pensare non ci riuscivo, non tanto per incapacità mia nel formulare una riflessione in quel momento quanto per una forza esterna che mi impediva di emettere qualsiasi ragionamento, una costrizione orrenda che ogni volta vivo quando si presenta innanzi. 
La Presenza della Luna
Gli attimi sembravano infiniti fino a quando la nebbia si alzò e lei svanì, dissolta nell’aria. Sembrava tutto finito, e forse avrei avuto un attimo di tregua se l’essere che mi stava accanto iniziò a parlare con quella voce che ero solito ascoltare nei momenti più intimi e ricolmi di gioia, ma che adesso udivo in un momento ricolmo solo di tragedia e nichilismo.
<<Dovrai addestrare tanti cacciatori che tu stesso porterai nel nostro piano per nutrire il mio signore>>. Dunque era la verità, ormai ero schiavo di un Grande Essere, il mio tentativo di distruggerlo era andato in fumo decretando la fine della mia gente. <<Perché un giorno ne verrà uno che la ucciderà e tu dovrai fermarlo.>>. Queste le sue ultime parole prima di piombare inanimata per terra. Iniziai a tremare, il mio corpo si agitava privato del mio controllo, o di quello che ne rimaneva. Prontamente mi alzai dalla sedia ed iniziai a camminare, ma non sentivo niente, né avevo dato nessun comando al mio corpo. <<Che cosa sei diventato Gherman?>> dissi a me stesso, incredulo a quel che stava avvenendo. Una voce rispose nella mia testa, una voce fuori posto.

<<La Presenza della Luna, senza nome>>. Così caddi nell’ombra.

Omaggio di fine Tetralogia
Custos Cinerium

domenica 17 luglio 2016

...Around Bonfire - Bloodborne Lore (Part III) La Rinascita

Tutti i miei studi, tutte le mie ricerche, tutta la mia vita! Oh che follia, oh che dolce agonia su questa culla di conoscenza, fonte di grazia per gli occhi dell’anima! Sì… oh sì, sto acquistando la vista, ma ancora manca molto, mi servono altri occhi, altri rituali, e tanto Sangue! Che gioia, che tremenda euforia mi pervade, e tutto ciò si è presentato a me, il più grande allievo della scuola di Byrgenwerth, colui che mastro Willem amava al pari di Laurence, il più dotto tra gli studiosi delle remote conoscenze sugli Antichi; Io, Micolash, rettore della scuola di Mensis, supervisore del Coro e dell’orfanotrofio, io, detentore di tutti i segreti di questo lurido pezzo di terra ormai perduto.
Micolash
Io, colui che è entrato a conoscenza di ogni cosa, che ha scrutato nel fondo dell’abisso trovando la luce dell’evoluzione, il miracolo della potenza. Io, ormai perduto in quest’incubo, sono diventato la culla per un essere meravigliosamente orripilante, una coscienza destata dalla sua infernale tana che, desiderosa di crescere come un bambino, ha trovato ristoro nella mia testa. Io so cosa è Lui, uno di Loro, conosciuti volgarmente come Grandi Esseri, creature astrali dai poteri divini, abitatori di Incubi cosmici, realtà sovrapposte alla nostra dove regna il Nulla Amorfo, Oedon, padre di questi celestiali abomini, la cui volontà e potenza riecheggia nel Sangue. Questo è il loro nutrimento, e ne sono desiderosi sempre, fiutandolo come segugi essendo l’unico mezzo per incanalare la potenza del loro padre; tuttavia non è questo quello che desiderano dal più profondo della loro putrida essenza, qualunque cosa di sconcio sia: loro vogliono delle donne, vogliono dei figli. Immagino che voi miseri plebei di strada non sappiate quanto il gentil sesso sia potente; la donna può incanalare l’essenza di una vita, può divenire un portale per mezzo del quale la loro esistenza può essere trasmessa, tramandata, e continuare a perdurare per sempre. Infatti malgrado la loro quasi onnipotenza non sono immortali, e possono essere uccisi, il che è un evento raro, ma non così poco plausibile: l’importante è che non sia qualcuno della loro stessa razza a farlo. Sembra assurdo, ma queste creature hanno raggiunto il vertice dell’evoluzione, non possono più progredire, e ciò li rende delle ottime prede per coloro che aspirano all’evoluzione: noi. Sarò schietto, non è facile ucciderli: molti ci hanno provato ma inutilmente poiché solo l’Erede può farlo, una strana creatura; non è un Grande Essere eppure è portatore della volontà di Oedon, il che fa di lui l’unico a poter uccidere concretamente un altro Grande Essere per ottenere il suo potere. Molti vedono nella figura dell’Erede i cacciatori ma – veramente, chi vogliamo prendere in giro – sono uomini gretti e sudici del sangue delle belve, a malapena riescono a mantenere il controllo quando si curano con il Sangue, non sono degni di tale appellativo. IO ne sono degno, SOLO IO, colui che ha avuto il coraggio di richiamare la potenza di queste creature per elevarsi. NON SAPETE QUANTO ABBIA SACRIFICATO… non potrete mai saperlo. Eppure sono qui, sull’orlo della follia, nell’intento di rivelarvi tutto ciò che so, come solo la paura sa fare. Ogni cosa ebbe inizio quando aprimmo i calici; non sapevamo quello che stavamo facendo, eravamo presi dall’euforia, dalla brama di conoscere la Verità, l’esistenza del Cosmo, di realtà estranee alla nostra, di creature oltre ogni immaginazione. Eravamo talmente presi che quando scoprimmo un Rom ed una Ebrietas - due specie di Grandi Esseri aventi poteri particolari, il primo soprattutto capace di erigere barriere temporali – già ne erano fuggiti altri.
Rom 
 Non potemmo fare niente per impedire tale fuga, quindi studiammo nel silenzio ciò che rimase e, per evitare che Byrgenwerth potesse essere invasa dai curiosi, la proclamammo zona proibita. In quel periodo capimmo la potenza del Sangue, il Loro Sangue, ed iniziammo a sperimentare; per Dio, era possibile per l’uomo evolversi utilizzando tale sostanza, unita però a particolari reliquie, i cordoni dell’occhio, antichi cordoni ombelicali ritrovati nelle rovine Pthumeriane probabilmente appartenuti a giovani Grandi Esseri. Queste reliquie donavano visioni mistiche oltre il velo dell’illusoria realtà, squarciando l’essenza dell’utilizzatore e aprendolo alla rinascita in qualcosa di nuovo. In questo modo ottenemmo un Rom tramite il sacrificio di un’allieva, ma non eravamo soddisfatti abbastanza, volevamo di più. Grazie alla potenza inebriante del Sangue riuscimmo a soggiogare la città e i suoi abitanti, dandoci la possibilità non solo di sperimentare gli effetti della sostanza ma anche di distrarre l’attenzione dei più verso il vivo dei nostri esperimenti. Molti ancora oggi ci considerano dei benefattori, soprattutto per aver edificato l’Orfanotrofio, il centro studi della nascitura Chiesa della Cura, il mio iniziale regno dove mi occupavo della “produzione” del Sangue Antico; quanti giovani orfani togliemmo dalle strade, ospitandoli nelle nostre dimore ed istruendoli con le mie conoscenze. Ben presto li trasformammo tutti, divenendo – come molti di noi li chiamavano, ovviamente presi da un raptus di idiozia – “Simili del Cosmo”, i fratelli minori dei Grandi Esseri; che assurdità dato che sono esseri deboli il cui unico scopo è rifornire la Chiesa del Sangue Curativo e proteggere il nostro vero tesoro: Ebrietas. Oh, quanto mi dispiacque lasciare quello straordinario luogo di ricerca. I più invidiosi tra i miei colleghi affermavano che i miei metodi erano troppo spinti, troppo oscuri per le loro patetiche menti; che branco di ipocriti: prima come lupi affamati di potere si lanciano nell’inseguimento della Verità, e poi colti dall’improvviso rimorso cercano di arretrare, noncuranti che dietro di loro c’è solo il vuoto. Hanno già dimenticato quel che abbiamo fatto quando sacrificammo un intero villaggio per poter ottenere un cordone dell’occhio da quel Grande Essere, Kos… o Kosm, uccidendo il suo bambino appena nato, quell’orrendo obbrobrio a metà tra l’incubo e la realtà vivente?
L'Orfano di Kos
 Non è più possibile fuggire, la strada di casa è preclusa; l’evoluzione ammette coraggio! Siete patetici, aborti di un mondo malsano, e meritate di vivere da insulsi schiavi della volontà dei Padroni, fin quando i vostri figli, e i figli dei vostri figli non si cuciranno le palpebre e la loro lingua, impregnata di cenere, non chiederà pietà! Ancora non avete udito niente, non avete minimamente idea di cosa sia capace di fare, di cosa sia stato capace di commettere, sacrilegi su sacrilegi, infangando la stessa razza umana per la vanagloriosa idea dell’elevazione! Sì, perché quello che feci andò oltre lo stesso tessuto della realtà, infrangendo ogni regola cosmica, e persino per Loro la mia azione tremenda andò ben oltre ogni aspettativa. Come dissi, fui ben presto allontanato dalla realtà della Chiesa per i miei studi arguti, ma le mie idee trovarono il sostegno di molti studenti che, affascinati dagli arcani segreti del Cosmo, preferirono di gran lunga perseguire i sogni dell’evoluzione con me come loro maestro piuttosto che ritirarsi in un gretto rimorso come molti altri fecero; intanto la piaga ogni notte diventava sempre più forte e molti cacciatori della Chiesa, i Chirurghi, si addentravano tra le vie per epurare quel bestiale cancro. Non si aspettavano che nell’ombra, oltre ai lupi vi fossero cose ben peggiori. Iniziammo a catturarli durante le loro battute di caccia, usando i loro corpi per gli immondi rituali di richiamo, nel tentativo di portare Loro sul nostro piano di esistenza e carpire i loro segreti. Non volevamo richiamare però entità “Deboli”, ma qualcosa di più potente, qualcosa di più Antico che la stessa Chiesa lasciò indietro, credendo di averla distrutta: il bambino di Kos, l’Orfano. Fin da quando lo vidi disteso su quella spiaggia, morto sotto i colpi di rozzi sicari della Chiesa, mi si dispiegarono tante verità: in primo luogo che la realtà degli Incubi più radicati nel Cosmo deve essere costituita da primordiali “Mari”, distese di liquido amniotico simile all’acqua che avvicina alla comprensione dell’oltre – in quanto l’acqua è il più importante costituente del sangue - al cui interno solo i Grandi Esseri più Antichi possono fluire  – ciò fa assurgere Kos al Grande Essere più antico che finora ci è stato possibile studiare; in secondo luogo come lo stesso Incubo vari da Grande Essere a Grande Essere, differenziandosi ma senza svincolarsi del tutto da quello degli altri, interconnettendosi tramite “Vie di Passaggio” o “Frontiere” qualora uno o più di queste entità Cosmiche entrino in risonanza; per ultimo, forse la cosa più significativa e di gran lunga importante, riguardava la peculiarità di Kos di portare in grembo il proprio figlio. Come ho detto, generalmente queste entità cercano delle donne umane con cui suggellare un patto: far nascere un loro figlio in cambio del suo potere; ma probabilmente questa non è stata la loro pratica fin dall’inizio. Kos probabilmente non essendo mai entrato in contatto con la nostra razza, ne fu talmente sconvolto da rimanere gravido di un figlio – uso il maschile, anche se lo intendo come neutro – che, per quanto grottesco, aveva sembianze umane. Fu un peccato averlo colto nel momento della nascita a questo mondo, e non aver potuto studiare il suo potere, già immenso al tempo. Ma non mi scoraggiai, e forte degli studi sui rituali più antichi, fui convinto di poterlo richiamare. Proprio così, richiamare: sembra un’assurdità poter anche solo richiamare un’anima dai morti, ma un Grande Essere? Dove vanno queste creature una volta morte? Non sono mai stato un credente, non ho mai pregato né mi sono mai chiesto guardando il cielo se esistesse un qualche angelo che vegliasse sulla mia incolumità; tuttavia, dopo aver visto il vero inferno su questa terra, un’orrida Verità abominevole che scivola attraverso i nostri occhi e le nostre orecchie per penetrare le nostre fragili menti, ogni scetticismo su ciò che sta dopo la morte inevitabilmente crolla miseramente: non mi addentro in questo mistero poiché già la follia della Verità mi ha trascinato nel baratro, concedendomi solo un briciolo di consapevole lucidità. Fatto sta che tentammo di richiamare l’Orfano, e ci riuscimmo ma ad un prezzo troppo caro: la quasi totalità di coloro che mi seguirono divennero parte del nuovo corpo dell’essere rinato, una massa informe di organi, e piedi, e mani, il tutto tenuto insieme da una melma nauseabonda e putrescente il cui funereo miasma non lasciava scampo a nessuna anima vivente.
Il Rinato
Ma questo era solo la punta di un cataclisma ancora più grande; il rituale ebbe un impatto talmente devastante che quelli che un tempo erano gli abitanti di Yahar’gul – il villaggio prescelto per l’evocazione del Grande Essere – si fusero insieme al cemento delle case, all’asfalto delle strade, in ogni centimetro del paese, urlanti, disperati, ignari di quel che stava accadendo. Noi preservammo i nostri corpi, evitando di contaminarci con il grande flusso di potenza che sgorgava da ricettacolo, usando le Gabbie per ampliare il nostro contatto con l’entità. Era talmente giovane, quanto talmente forte che ugualmente molti divennero parte dell’Orfano, ma coloro che rimasero vivi ottennero una sincronia tale con quella creatura che, quasi come un faro, proiettarono le loro coscienze illuminando gli strati della realtà. E come un fiume in piena ne attirarono altri; altri Grandi Esseri accorsero ad assistere a quell’evento proibito che IO ero riuscito a creare, distruggendo con le mie stesse mani il tessuto dell’esistenza. Attirammo Mergo, quel che una volta era figlio della Dama Pthumeriana, il quale trovò le basi per edificare il suo incubo, e con lui tante altre inumane forme, tutte curiose ed impazienti di attingere a quella potenza per edificare le loro dimore nella tenebra della pazzia.
Mergo (o meglio la sua "Balia")
 E nel mentre i vari Incubi si univano per distorcere in modo definitivo la realtà, in quell’istante comparve la Luna Rossa, un essere mai visto traboccante di oscurità che illuminava di un rosso porpora ciò che rimaneva delle vecchie strade ormai lastricate da anime urlanti di innocenti, uomini, donne e bambini, supplicanti pietà per quello strazio. Lì mi accorsi che in verità il mio rituale rivelò la presenza di un Grande Essere creduto ormai lontano, ma che invece si nascondeva proprio sopra le nostre teste; era Lei, la Senza Nome, la Pallida Luna, adesso sanguigna. Inutile dire che tale consapevolezza durò poco,  poiché in pochi istanti divenni la culla di Mergo, il suo ospite per la costruzione dell'incubo, ed entrai a far parte della realtà parallela da lui creata, in attesa di venir liberato dal tormento e sparire nella morte. Non provo interesse nel conoscere cosa ci sia al di là della morte, ma qualunque follia vedrò dopo questa vita, non sarà mai uguale all’inferno che ho scatenato. Ma adesso, dopo averti rivelato tutti questi segreti... che ne dici di darci gli occhi!



Custos

venerdì 8 luglio 2016

Shadows (Part II) Supernatural (Parliamone)

Parlare di serie tv non è mai stato così difficile. Seriamente, questa forma di produzione, che al giorno d’oggi non fatica ad affiancarsi ai buoni e vecchi films- che ci tengo a precisare rimarranno sempre al top- con prepotenza si inserisce nelle nostre case, dandoci la possibilità di affacciarci alle nuove idee che le produzioni vogliono offrire, portando lo sviluppo di un trama “in serie” che, rispetto alla filmografia classica, presenta un’evoluzione molto più tangibile, capace anche di perfezionarsi tramite la magia degli ultimi tempi: l’opinione del pubblico. Ebbene, con le serie tv la produzione si affaccia al mondo del consumatore, sente la voce del pubblico, vuole opinioni per migliorarsi e, perché no, aumentare l’audience. So che sembra brutto detto così ma è la pura verità. La “Condivisione” che adesso noi abbiamo in mano è capace di alterare il decorso di un’opera creativa, per certi versi migliorandola, per altri peggiorandola, plasmandola stagione dopo stagione in maniera tale da creare qualcosa che ci piaccia, che ci stimoli. Effettivamente cosa può esserci di stimolante se non vedere sullo schermo quel che abbiamo sempre sognato? Eppure questo potrebbe essere un problema: ciò potrebbe causare lo snaturamento di un’opera, di una creazione, alienando il produttore in virtù del nostro commento, della nostra voglia di vedere quel che desideriamo. In questo caso però ci troviamo davanti qualcosa di diverso, un giusto compromesso tra l’opinione del pubblico e quello dei creativi: Supernatural. Non mi metterò a parlarne nel dettaglio in quest’articolo -i dettagli li lascio su “…Around Bonfire”-  trattandosi di una mera chiacchierata/recensioncina su questa serie tv, tuttavia quel che è diventata mi lascia senza parole. Letteralmente. Dopo quest’ultima stagione -siamo all'undicesima, ne è passato di tempo- il modo con cui si è articolato l’intreccio narrativo, amalgamandosi perfettamente con quello che è il comparto mitologico, è veramente sbalorditivo dato che comunque la serie presenta una progressione degli episodi molto standardizzata, sfociando a volte nella ripetitività. Cercherò di non fare spoiler dato che quelli li riservo per un altro post, tuttavia… parliamone. Sarò onesto ma la prima stagione non mi attrasse più di tanto: era un passatempo come un altro, la guardavo in maniera svogliata, interessato unicamente dal demone che tormentava i fratelli Winchester. 
Dai, non era la prima serie tv che trattava il tema del sovrannaturale, il tutto era abbastanza scontato però c’era qualcosa che mi dava la voglia di continuare. Passai alle altre stagioni e piano piano ne fui affascinato, come se la trama si volesse dirigere di proposito verso quello che volevo vedere, ossia la disposizione di ogni figura appartenente alla mitologia: l’inferno, il paradiso, angeli, demoni, divinità, vampiri, licantropi… fin quando non giunse la quarta e la quinta stagione. Figate assurde (passatemi il termine poco tecnico): Apocalisse, Lucifero, i Quattro cavalieri, Michele, il tutto contornato da botte da orbi e i soliti casi paranormali che i Fratelli Winchester si trovavano ad affrontare (molto noiosi secondo me), oltre alle nuove grattachecche. Poi vi fu l’avvento della sesta, settima e ottava stagione. Quelle furono le stagioni che mi portarono a dubitare per la prima volta della serie; dopo tanto exploit di contenuto personalmente mi aspettavo la presenza di qualcosa un po’ più “divino”, invece ne rimasi deluso, compresa la parte che trattava dei Leviatani e del Purgatorio (mi fermo qui e vi rimando alla visione delle stagioni). Poi vennero la nona e decima stagione, e lì ricominciai a nutrire speranza; mi stavo accorgendo che stava per prepararsi qualcosa di grosso e cattivo. Eh sì, perché dulcis in fundo -o meglio malus in fundo- c’era lei, il cattivo dei cattivi, l’ombra della notte più cupa, il sogno bagnato di ogni fan che agogna un villain femminile veramente duro da digerire: l’Oscurità, il capolavoro – a mio avviso ovviamente- di recitazione della Swallow che si cimenta in un personaggio enigmatico quanto potente e carismatico.
 Non mi dilungherò adesso a parlare dell’undicesima stagione – come ho detto questo lo riservo per altri format- tuttavia è interessante come si sia evoluto il tutto: abbiamo due fratelli, cacciatori di creature sovrannaturali, tormentati da un passato tremendo che, in maniera quasi scherzosa, per non dire cazzona, affrontano ogni genere di mostro/fantasma/demone a suon del buon vecchio rock. Poi piano piano le cose degenerano, il rapporto tra i due diventa sempre più losco, quasi autodistruttivo, mentre dei casini divini si fanno avanti, complicando il legame tra i due fratelli ulteriormente. Una classica storia, un classico schema mentale, niente di nuovo; ed allora cosa rende questa serie tv degna di essere nel bene e nel male elogiata? Le IDEE: Supernatural, malgrado la palese ripetitività degli episodi, che di certo è il suo tallone d’Achille, è pieno di idee prese dalla mitologia sia di strada che pagana, arricchendo e, soprattutto, intrattenendo il pubblico con personaggi nuovi, dotati di umorismo tagliente e spesso piacevoli (in tutti i sensi), e delineando sempre più quelli già esistenti. Ma adesso veniamo a trattare il alto negativo di tutto ciò: il fandom. Il fatto che una serie come Supernatural si sia spinta fino alla dodicesima stagione è indice anche di un grande numero di sostenitori, molti dei quali creativamente partecipi all'evoluzione del format; ma tra questi vi è il fandom, ossia i cosiddetti ultras che si scagliano in maniera accanita sulle decisioni della regia nei riguardi dell’evoluzione di questo o quel personaggio, finendo per svilire il tutto, rendendolo quasi una soap opera. A fronte di ciò torniamo al punto che esponevo sopra: credete voi che tutto ciò serva ad evolvere fattivamente una serie del genere, a dare quel tocco di estro geniale che possa farla ricordare come una delle migliori serie? No, decisamente; è il fandom, quello cattivo, quello che non evolve in qualcosa di nuovo ma che tenta di mantenere quel che c’è già, a svilire una serie, e Supernatural in parte ne è una prova; ma -e qui mi alzo in un’enorme applauso- la cosa più divertente che in un certo senso riabilita SN è il fatto che a volte rompa deliberatamente la quarta parete, immergendosi nella realtà del Fandom, prendendolo in giro e regalando delle perle di comicità in una serie che molto spesso può risultare pesante, sia per contenuti che -come al solito- per la sua ripetitività. Detto questo ci possiamo aprire alla chiusura sperando che la Dodicesima stagione non sia troppo snervante e che riesca, ancora, a regalarci altre emozioni, e magari trovare un buon lieto fine alla fin troppo incasinata storia dei Fratelli Winchester. 
P.S. NON DIMENTICATEVI DI LODARE CROWLEY, KING OF HELL


Custos

... Around Bonfire (Part II) Bloodborne Lore - Yharnam

Vi starete chiedendo cosa sia Yharnam, perché l’Incubo si è abbattuto su di essa, e perché proprio lei. Sarebbe assurdo se vi parlassi di una maledizione, di una sciagura non prevista, di un qualche allineamento cosmico che ha provocato un disastro talmente immenso da non aver avuto mai eguali nella storia; sarebbe assurdo anche solo il mio vano tentativo di raccontare i fatti che hanno distrutto migliaia di anime innocenti, condannandole a diventare il cemento per sorreggere quel mostruoso essere che proprio in questo alberga tra le vie della città. Tuttavia adesso, con ordine, o ciò che ne riamane, tenterò di raccontare quel che posso aver intuito nel vivere in questo sobborgo di umanità calpestata. Dovete sapere che Yharnam non è mai stata così, prima che la Luna Rossa si ergesse sulle nostre teste questa piccola cittadina non era altro che uno dei tanti paesi che, prima o poi, sarebbe morto lasciando il posto ad una città fantasma. 
I suoi abitanti erano stanchi delle continue epidemie, stanchi dei soprusi dei potenti che cercavano di arricchirsi sulle spalle della povera gente. Insomma, la normale storia di una città che di certo in quel momento non viveva il suo periodo migliore. Poi accadde qualcosa, qualcosa di imprevisto che da lì a poco avrebbe segnato il destino di molte vite. A Byrgenwerth, la migliore scuola di tutto tutta la città, per non dire di tutta le terre a ovest di Yharnam, fonte della più alta educazione dei rampolli delle nobili casate, avvenne una grande scoperta. Fu ritrovato qualcosa, la memoria di una antica civiltà; molti lo definiscono come Il Calice, una forma di ricettacolo in grado di incanalare la volontà ed aprire porte altrimenti inaccessibili. Il Calice era il ricettacolo di qualcosa che, tuttavia, al tempo si ignorava ma che ben presto sarebbe divenuto la piaga della città stessa: Il Sangue. No, non sangue qualsiasi, non il sangue di un qualsiasi mendicante o di una qualsiasi puttana; no, era qualcosa di antico, volutamente celato per la sua enorme potenza. Probabilmente fu l’assaggio di quella potenza che trasformò Byrgenwerth, dissennando il suo rettore Willehm nella ricerca della Verità su quell'Antico Sangue. Così iniziarono le ricerche, dapprima in maniera attenta, evitando di mietere vite innocenti, poi sempre più insistentemente, lasciando il posto alla volontà di scovare segreti e alla noncuranza delle conseguenze. Tutti all'interno di Byrgenwerth volevano ottenere la Verità, volevano ottenere il potere presi da una frenesia inumana, ma non sapevano che ben presto il potere avrebbe bussato alle porte della loro follia. Fu così che le notti a Yharnam divennero più lunghe, ed una strana ombra si aggirava tra i vicoli della città; una foschia si elevava dal sottosuolo, sempre più densa, sempre più opprimente, un saturo miasma di un orribile presagio, l’inizio di qualcosa più grande di tutti noi. La città divenne irrequieta, gli abitanti si chiudevano in casa, ogni persona iniziava a guardarsi con sospetto vicendevolmente; se prima la città sembrava sfiancata da una vita già abbastanza ingiusta, adesso il suo volto stava mutando in qualcosa di ancora più oscuro.
 Poi giunse un fulmine a ciel sereno: mentre prima Byrgenwerth era il centro della conoscenza, repentinamente fu proclamata come zona proibita: nessuno sapeva spiegarsi il perché, nessuno osava porre alcuna domanda. E malgrado tutto, ciò che destava più sospetto erano coloro che provenivano dal vecchio centro di studi: gli ex studenti si rivolgevano alla gente cercando di aiutarla senza nessun apparente contraccambio; distribuivano promesse, sogni di una rivincita non solo sui potenti della città ma anche sopra la stessa natura umana; quest’ultima promessa sembrava al tempo troppo enigmatica, ma sapeva attrarre con il suo fascino allettante- chi non vorrebbe il potere? Così ben presto, tramite uno strano intruglio chiamato Sangue Curativo, diedero la forza a molti cittadini, soverchiarono il potere reggente della città e si autoproclamarono come Chiesa della Cura, un sogno che per la maggior parte della popolazione sembrava una promessa di democrazia. Ma come tutti sappiamo, la politica deve essere accompagnata da un gesto concreto che possa suggellare il patto tra amministrazione e popolo, un dono che possa convincere i molti a pensare come un unico individuo: e questo dono lo trovarono nel Sangue. Questo particolare intruglio, che ricordava molto per densità e aspetto il sangue umano, non aveva l’essenza del sangue, o almeno non all'inizio: dava forza, una grande resistenza e dominio di sé, rinvigoriva i sensi e allietava con un’insolita sensazione a metà tra euforia ed estasi. Questo era un piacere momentaneo, e se all'inizio veniva somministrato ai deboli e agli ammalati, presto chiunque ne faceva uso, portando non solo i cittadini a diventare infaticabili, principale manodopera per la costruzione delle eleganti torri e campanili della città, ma spargendo anche a voce tra i popoli vicini. Così molti stranieri giunsero in città, e anch'essi si univano alla Comunione, la particolare cerimonia dove veniva offerto il Sangue. Questo arrecò molto benessere a Yharnam, ma tale condizione non sarebbe durata a lungo. Come ho detto, malgrado tutto le notti si facevano sempre più lunghe, sempre più buie, e la luna, sempre piena, non cambiava mai di fase; e nessuno badava a guardare il cielo in quelle notti, quando le urla strazianti riecheggiavano nel silenzio di strade prive di vita. Iniziarono così a manifestarsi strane ombre, strani grugniti negli angoli più oscuri, e molto spesso durante le ronde della guardia cittadina venivano scovati dei cadaveri orrendamente mutilati, straziati come da belve assetate di sangue. La Paura iniziava a strisciare nell’animo della gente, e la Chiesa della Cura cercò di porre rimedio istituendo un ordine detto dei Cacciatori, capaci di affrontare l’oscura minaccia. Molti perirono ugualmente, ma ben presto scoprirono l’orribile verità: c’erano delle belve nelle strade di Yharnam, esseri orrendi che prima avevano sembianze umane. Subito si sparse la voce, e il panico generale creò l’angoscia più cupa; 
ognuno diffidava del proprio vicino in maniera peggiore di quanto avesse fatto in passato, e questo da parte della Chiesa della Cura non poteva essere sopportato. Molto furbamente trovarono un capro espiatorio, e subito le attenzioni della popolazione si rivolse sugli stranieri. Vennero cacciati perché portatori della piaga delle belve -così venne chiamata l'assuefazione dal Sangue- e così Yharnam si chiuse tra le sue mura, accogliendo gli stranieri solo clandestinamente. Per gli Yharnamiti gli stranieri erano deboli poichè la Comunione sopraffaceva la loro mente, inducendo una grottesca metamorfosi sanguinaria, sviluppando una furia omicida senza eguali; non sapevano che coloro che sparivano erano proprio i loro vicini, i loro mariti, i loro figli, che trasformati soccombevano sotto le armi dei Cacciatori; ma tutto ciò non veniva messo in conto, tanta era l'ebrezza che il Sangue procurava. Così la piaga si diffondeva, ed ogni notte era più lunga della precedente. Per la popolazione la Caccia era diventata un rituale che, come scopo, si prefiggeva l’eliminazione di coloro che manifestavano i sintomi delle trasformazioni, di coloro la cui pericolosità poteva intaccarli.
Me venne una notte, una notte di fiamme e sangue, e puzzo di carne lacera e carbonizzata; una notte di sacrificio, e di morte. La Piaga si era diffusa troppo per non essere notata, e la Chiesa diede l’ordine ultimo: bruciare e sigillare la vecchia città, trasferire i rifugiati nelle zone più esterne, e dimenticare. Io non dimenticherò mai quella notte illuminata dalla luna, quella notte dove la Chiesa si rivelò essere quel che sempre era stata, e lo scopo che si era prefissata: ci hanno studiato, ci hanno esaminato attentamente, curiosi ed allo stesso tempo impazienti di avere risposte sull'Evoluzione, il grottesco passaggio dalla vita umana a quella di Grande Essere. Non so cosa siano questi “Grandi Esseri” se non che un tempo furono le antiche divinità scese dal cielo e che avevano abitato in passato queste terre, ma oltre a ciò non esiste memoria sulla malvagità o magnanimità di queste creature. Eppure tra i borbottii senza senso e le urla strazianti di Laurence, ex allievo di Willehm e capo della Chiesa della cura, il loro sangue aveva portato la Piaga. Prima che si trasformasse Laurence aveva cercato di spiegare che non era il Sangue l’unico mezzo per l’Evoluzione, ma la conoscenza, conoscenza che non possedeva. “Temi il Sangue Antico” queste le sue ultime parole prima di diventare una belva; lo vidi soccombere tra le fiamme, urlante di folli grida ferali, ma fu generoso anche nella sua morte: potemmo scoprire che il fuoco era molto efficace contro le bestie.
Fu così che la Vecchia Yharnam cadde, e molti perirono tra coloro che non si trasformarono. Vidi le fiamme, e udii le grida della povera gente che, circondata da infernali lingue di fuoco, non ancora completamente trasformata, si aggirava incerta tra quelle strade martoriate come spiriti di vendetta, con occhi ebbri di sangue, eppure ancora coscienti, consapevoli che il loro corpo si stava sgretolando, consapevoli che presto la morte li avrebbe sollevati da quella terribile maledizione. Ma tutto ciò non fu la fine; altre macchinazioni erano in agguato nell'oblio della Cattedrale, centro dell’influenza della Chiesa, fulcro del terribile destino di tutti noi: molto di quel che so non è altro che un frammento di una più profonda verità, verità che non voglio conoscere, a cui non aspiro più da molto tempo. Preferisco essere un vigliacco, preferisco vedere uno ad uno i miei cari morire o trasformarsi, ma quella Verità… quella Verità mi distruggerà; non mi farà morire ma mi condannerà ad un’eternità di oblio, inganni e follia, perché non ne sono degno, perché non sono l’Erede. Io, un misero cacciatore, starò qui a vegliare su quel che una volta è stata la mia gente, e malgrado la Luna Rossa sarà alta nel cielo cercherò di resistere al suo allettante abbraccio, perché quella… quella è stata l’inizio dell’incubo nel quale noi tutti periremo.

Custos 




sabato 14 maggio 2016

... Around Bonfire (part I) Bloodborne Lore - Pthumeru

Questa storia non ha nessun “C’era una volta”, perché ciò che è stato non deve mai più essere ricordato. Rammenta mio giovane allievo affinché tu possa temere il sangue antico e credi in ciò che sto per dirti perché l’avidità dell’antica conoscenza è forte nell'animo degli uomini, e l’unico rimedio possibile per sedarla è la paura. Ciò che avete appreso sul Cosmo dai vostri maestri sono solo informazioni parziali, se non errate per certi versi. Non esistono gli dei che voi adorate nel buio gelido di ciò che sta al di là della nostra mente, come nemmeno la Verità che tanto cerchiamo guardando la luna nel cielo. No, mio caro Laurence, la Verità che cerchiamo sta in basso, nelle profondità dimenticate di una terra lontana che è stata abitata da Creature di altri piani che, nella loro potenza, hanno voluto tendere una mano, non per aiutarci tuttavia, ma per curiosità e “desiderio” -uso un termine improprio, ragazzo- di qualcosa. Loro si sono accorti di noi, hanno udito il flebile richiamo della nostra preghiera, ed hanno risposto manifestandosi alle nostre menti. Inutile dire che ci hanno cambiato. Hanno cambiato la nostra percezione della realtà, la nostra stessa essenza, le nostre menti, spalancando occhi dove prima non c’erano. Ma tutto questo non è stato per un mero desiderio altruistico; forse nemmeno sanno cosa sia l’altruismo o qualunque altro sentimento che normalmente appartiene alla nostra razza. No, giovane mio, Loro… Loro stavano morendo. Erano rimasti in pochi, si sarebbero estinti se fossero rimasti nelle loro dimore, o forse avrebbero vissuto l’eternità diventando vegetali e raggrinzendosi, perdendo la loro Verità per sempre. Hanno trovato in noi il modo per salvarsi; ci hanno studiato, come noi studiavano loro, ed alla fine hanno saputo. Volevano un bambino, qualcuno che fosse stato in grado di poter tramandare la loro Conoscenza e la loro stirpe, qualcuno che fosse stato in grado di comprenderli e, magari, amarli. Infondo cosa farsene della conoscenza senza condividerla?... Scusami mio caro se divago in sentimentalismi dove questi non esistono nemmeno ma, cosa succederebbe se diventassimo come loro? Immagina, cosa saremmo senza il desiderio o il peccato, cosa senza l’orgoglio o il pregiudizio? Essere migliori, o terribili? Ah, meraviglia ed orrore, il terrore ha sposato lo stupore ed adesso noi siamo qui, alle porte della mente, ad un passo dall'evoluzione eppure così lontani dal comprenderla. Sai, anche loro, gli Pthumeriani, cercarono di comprendere quella conoscenza evolutiva, scrutando in quel vaso di Pandora proibito che mai nessuno prima tentò di ammirare. Lì seppero, e quello che decisero in seguito potrebbe essere stato un chiaro avvertimento per ciò che abbiamo trovato: si chiusero nelle loro tombe, vegliando ed accrescendo il loro sapere. Nell'ombra la loro pelle divenne bianca mentre il loro volto, contorto in un urlo osceno per l’orrore, fu privato degli occhi diventando oscure caverne dell’abisso. Avevano ottenuto l’immortalità, ma non la conoscenza, trasformandosi in ibridi, custodi del sonno dei loro Padroni. 
Tutti subirono tale sorte… tutti eccetto uno, il loro sovrano. Costui, o meglio costei, che risiede nell'ombra più oscura delle profondità della sua dimora, piange il suo bambino, un tesoro ottenuto a caro prezzo che tuttavia non le appartiene. Ciò che spinse la sua anima a concepire un abominio come quello rimane un mistero, mistero che tuttavia non potremo mai scoprire. Non vidi mai la dama Pthumeriana se non come memoria lontana incisa sulle pareti di quella porzione di Oscurità che siamo riusciti a squarciare, né confido sul fatto che in futuro saremo in grado di spingerci più in là.

 L’Ombra è densa in quegli anfratti, satura di un’inquietante miasma di paura e follia, capace di offuscare per sempre la mente degli esploratori, destinati a perdersi nei loculi di quella tomba vivente. Eppure quanti tesori ancora cela, quanti resti dell’arte di un’antica civiltà che per prima venne a contatto con Loro. Forse c’è un motivo se i segreti sono tali, e la bramosia, che in quel mondo ammette come unico rimedio la morte o la follia, deve essere frenata. Quindi pondera ogni tua scelta quando ti avventuri in quei luoghi, Laurence, e indirizza i tuoi passi verso quell'unico obiettivo se vuoi rimanere vivo. Noi abbiamo fatto così, e con fermezza abbiamo continuato malgrado le importanti perdite, scovando tesori ed arcani prodigi grazie a Ludwig ed alla sua forza. Prodigi, Ah, che termine riduttivo per descrivere quello che i miei occhi hanno visto! Laurence, mio caro, quale grottesca e straordinaria follia la mia mente ha potuto assistere, quale disturbante visione i miei occhi hanno potuto osservare. Erano lì, dormivano in attesa che qualcuno li scuotesse dal loro sonno immoto; volevano essere trovati da noi, mio caro, e volevano che noi prendessimo la loro forza, la loro vita, per poter rinascere in questo tempo. 
Era bellissima nel terrore, e leggiadra nella pazzia, amabile nel disgusto e luce di speranza nel tormento; imponente e maestosa, era cieca a questo mondo ma comunque in grado di percepirci, quasi potevo sentirla sussurrare nella mia anima, turbandomi con ciò che mi diceva.

Mi fece un dono, che tengo segreto e che confido solo a te, mio diletto; mi donò il suo sangue, dicendomi che ne ero degno. Non sembrava affatto sangue ma la migliore di tutte le bevande, perché ne bevvi, e mi si aprirono gli occhi del cosmo, chiudendo quelli di questa terra. Ancora oggi al ricordo di quell'evento, ciò che risiede in me si agita, estasiandomi con la sua danza. Ma io non mi sento pronto, forse non lo sarò mai; mi considero un prototipo, un esperimento iniziale per qualcosa di più grande. Sono contento di questo, euforico come un ubriaco alla vista del dolce nettare che lo rende pieno di vita, perché un giorno potrò rivederla sotto nuovi occhi e nuova forma. L’unica cosa che temo è la stupidità dell’uomo di ottenere il potere che lei potrà offrirà ché, scoprendo il suo potenziale, la renderà schiava, mero oggetto per esperimenti, condannandola alla morte. Ti prego di proteggerla, mio caro, perché nessuno la utilizzi, o meglio sfrutti il suo sangue. Lei è astuta, capace di plasmare la mente al suo volere, al suo scopo. Lei, come tutta la sua razza, vuole un infante. Per tutto ciò che risiede nel cosmo, Laurence, il potere che ne deriverebbe sarebbe troppo grande e soverchiante! Perciò attento se un giorno la servirai, sappi che anche tu diverrai un segreto. Io ho visto il mio avvenire, so cosa farai ma ne sono lieto, la Chiesa della Cura deve nascere per poter aiutare il prescelto, solo lui è destinato ad essere elevato sopra le nostre menti. Non impedirlo, mio diletto, e non divenire ciò per cui non sei stato scelto. Ah penso sia giunto il momento che tu mi dica quel che volevi dirmi, anche se già lo so.
Sappi una cosa; il suo nome è Ebrietas perché del suo sangue diverrete tutti ebbri, e benedetto quel giorno in cui la luna mostrerà il vero volto di un’umanità evoluta.

sabato 7 maggio 2016

Shadows (part I) - Bloodborne

Quando si tratta di un titolo come Bloodborne, è molto difficile instaurare una discussione che possa sinteticamente descriverlo in maniera approfondita senza tralasciare niente. È come parlare di un’opera d’arte, o di un evento particolarmente stimolante ed allo stesso tempo traumatico, di profondo impatto nella tua coscienza che ti sconvolge facendo variare completamente la tua percezione di tutto ciò che possa essere espresso normalmente attraverso i comuni concetti qualificativi. Ebbene, Bloodborne è questo, un videogioco pretenzioso nel suscitare queste emozioni nel videogiocatore – e ci riesce quasi completamente- ma che lascia una strana sensazione, la voglia di saperne di più, ancora e ancora, il pensiero fisso che tutto non sia finito, di aver tralasciato qualcosa, di aver completato solo una piccola fetta dell’immenso universo plasmato, ancora una volta dalla From Software. Ovviamente trattare adesso di Bloodborne, a poco tempo dall'uscita di Dark Souls III apparentemente può sembrare inutile dato che l’attenzione è puntata maggiormente all'ultimo nato di casa From che concluderà -almeno questo si pensa- il ciclo iniziato con un altro grande lavoro della software house, Dark Soul (o la serie Souls se si volesse includere anche Demon Souls).

Tuttavia il mio obiettivo di parlarne adesso ha un suo significato dato che lo stesso Bloodborne ha segnato un punto di svolta tra il presente ed il passato dello stesso Dark Souls. I ritmi incalzanti del gioco, la narrativa- o meglio Lore- ancor più particolarmente intrecciata, l’estetica e l’elevato senso di decadenza presenti in Bloodborne sono riproposti in parte in Dark Souls III, offrendo anche a chi non ha giocato il titolo più oscuro sfornato dalla casa nipponica la possibilità di poter farsi un’idea di quel che si è lasciato indietro qualora non avesse acquistato una ps4 e/o il titolo stesso. Ma Bloodborne, e ci tengo a precisarlo, non è un semplice upgrade della serie Souls, anzi non è minimamente paragonabile a essa dato che sviluppa un universo completamente diverso affrontando tematiche anche abbastanza delicate, come la bestialità, il sangue, la follia, l’arroganza, la bramosia di conoscenza, il Cosmo. Cercando di non approfondire troppo la lore che comunque rimane un argomento tanto spinoso e delicato quanto affascinante e stimolante, gli argomenti che ho citato poco sopra a mio parere sono i punti di discussione più importanti non solo per capire il contesto di gioco e gli eventi della trama ma anche per riflettere su una tematica che è abbastanza attuale: la conoscenza, special modo del Sangue, e le ripercussioni che questa può comportare. Infatti, senza dilungarmi troppo nel narrare gli eventi di gioco -che spiegherò nella sezione “… Around Bonfire”- il Sangue in Bloodborne, e ancor meglio il Sangue Antico, sarà il motivo principale del tema essendo non solo il fautore principale degli eventi che ci coinvolgeranno ma anche l’anima della discussione e riflessione riguardo esso e tutti i personaggi e nemici che incontreremo. Innanzitutto bisogna partire da una prima considerazione: il Sangue è sacro; questa sacralità che spesso viene rimarcata nel gioco non solo è dovuta all'effettiva importanza che esso ha dato che è capace di guarire rapidamente da ferite e malattie e rinvigorire il corpo, ma dalla possibilità che questo offre di costituire un viatico tra il mondo umano e quello “trascendentale” dei Grandi Esseri. Tale concetto indubbiamente non può essere che un riferimento a quello che è il concetto del Sangue nelle culture di tutti i popoli e special modo in quella ebraico cristiana. Infatti nel libro dell’Esodo il sangue che sparge Mosè dell’agnello è simbolo dell’avvenuta alleanza tra Dio e gli uomini (umani e Grandi Esseri?), ma questo assume anche connotati decisamente negativi, specialmente nel libro del Deuteronomio dove, a capitolo 17:11 si dice “Guardati assolutamente dal mangiare il sangue, perché il sangue è la vita, e tu non mangerai la vita insieme con la carne”. Decisamente un riferimento molto netto che Bloodborne vuole fare dato che è tale norma infranta che fa scaturire la piaga delle belve, trasformando gli uomini in crudeli, ferali assassini assetati di sangue. Ma questa non è l’unica citazione che questa opera creativa offre; qui sarà necessario aprire un’altra parentesi perché il tema che affronterò sarà molto più affascinante del precedente dato che tratterà del mondo onirico ed in particolare di quello di Lovecraft anche se in modo accennato senza calarmi nei particolari che magari lascio alla lettura dei vari testi (o in altre discussioni). Beh sarebbe deleterio non partire dai Grandi Esseri (the Great Ones) che sono indiscutibilmente il riferimento ai Grandi Antichi lovecraftiani, con tanto di tentacoli e dimensioni parallele.
 Sulla loro origine si sa poco o niente eccetto che provengono da dimensioni parallele a quella umana e che non trovano particolare interesse nelle vicende terrene, sebbene questi siano ben disposti a rispondere alle richieste degli uomini. La loro esistenza, quindi, è di particolare importanza per tutte le vicende ed il loro sangue è la chiave di volta ed il pretesto da cui scaturiscono tutte le vicende che ci accompagneranno per il corso della nostra avventura. La loro natura, la loro conoscenza, è stata sempre al centro delle ricerche degli uomini, ed è stata proprio questa smania di ricerca che ha portato all'incrocio della razza umana con quella “cosmica” dei Grandi Esseri, sviluppando abomini inimmaginabili a memoria dell’avidità degli uomini a svelare la Verità di fondo, la Verità Straordinaria. Il nostro personaggio stesso potrà diventare un Grande Essere attraverso il rituale dei tre terzi cordoni ombelicali, pagando la sua bramosia di potere perdendo la sua essenza umana, evolvendosi ed allo stesso tempo rinascendo, quindi ricominciando una nuova vita a scapito della successiva che verrà rimossa e, dunque, persa per sempre. Così il ciclo sarà destinato a ricominciare, insieme a nuovi incroci e sacrifici degni dei migliori racconti dello Scrittore di Providence come Gli Orrori di Dunwich  o La Maschera di Innsmouth dove tra  orribili ibridi umani e sette segrete (potremmo parlare degli scolari di Mensis?) esseri osceni e mostruosi si rivelano agli occhi degli uomini che, fedeli o meno a queste divinità oltrecosmiche, finiscono prima o tardi per soccombere alla follia. Ed ecco a noi l’ultimo tema che ritengo debba essere sviluppato se si volesse parlare di Bloodborne: cosa è veramente la follia? Trattare questo argomento a prescindere del gameplay è praticamente inutile dato che la prima base per specularne con dati alla mano è il gameplay stesso. Infatti si può notare benissimo che la follia ha un particolare effetto sul nostro personaggio dato che al riempimento di questo status il nostro alterego perderà buona parte della salute (circa 80%). La barra della follia inoltre viene modificata da quello che è la quantità di punti intuizione che abbiamo accumulato nel corso di gioco, diminuendo e quindi riducendo la resistenza a questo malus all’aumentare dei punti intuizione stessi. Appare evidente che il legame tra follia ed intuizione, nel suo significato più intrinseco, prende anch'esso spunto dai racconti dello scrittore di Providence, e forte di un gameplay squisito seguendo lo stile Souls, offre la possibilità di comprendere cosa accade concretamente al nostro personaggio e le ripercussioni che può avere sull'intero gioco. Basti pensare all’intuizione già citata, o meglio insight, che indica la nostra capacità di avvicinarci alla Verità Straordinaria (la conoscenza degli Antichi in Lovecraft?), fino ad un limite di 99 punti intuizione che potremmo ottenere per spenderli nelle disparate possibilità che ci vengono offerte, dall’evocazione di giocatori di altri mondi fino all'acquisto di oggetti vari. Interessante come la cosa che salta all'occhio quando otteniamo il massimo di punti intuizione non è solo, come ho detto prima, che la barra di resistenza alla follia ed alla bestialità diminuisce, ma ci indica la progressione che il nostro personaggio sta compiendo per elevarsi ad essere cosmico tramite la capacità di poter vedere i Grandi Esseri Amygdala senza che il rituale della luna rossa venga rivelato (rivelandolo sostanzialmente prima della progressione normale di gioco) ed il poter udire -anche se ad un livello audio molto infimo- il pianto di un bambino Grande Essere, Mergo, che sarà il nostro boss finale (o quasi). Un indizio del fatto che i punti intuizione ci elevino a pensieri superiori al piano umano viene dato dalla descrizione di un oggetto fondamentale, i sedativi, che recita: “medicina liquida prodotta a Byrgenwerth. Coloro che si inoltrano nell’arcano soccombono troppo facilmente alla follia, ed il sangue umano denso serve a calmare i fragili nervi delle menti più curiose. Naturalmente questo comporta la dipendenza dal ministero del sangue.” Forse questa è la migliore delle possibili spiegazioni che concretizzano la nostra conoscenza riguardo la follia e l’intuizione, le due facce della medaglia che legano l’uomo al raggiungimento della Verità Straordinaria ed allo stesso tempo lo allontano quasi per un senso di autoconservazione della specie dato che l’essere umano non ha possibilità di contenere dentro di sé un potere così immenso. Ma la domanda sorge spontanea: è bene che l’uomo rimanga sulla sua placida barchetta in mezzo al cosmo, radicandosi alla sua umanità, o perdere quest’ultima in favore di un’evoluzione che comunque comporterà la perdita della propria coscienza, di sé in quanto individuo? Forse solo i folli conoscono la verità a questa domanda.



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Tizzoni

Prima che la nostra chiacchierata possa iniziare, è bene che vi dia alcuni avvisi circa i contenuti che andrò ad esporre: prima di tutto ogni post conterrà una dose più o meno significativa di spoilers quindi, ovviamente, a vostro rischio e pericolo; inoltre è bene che sappiate che i seguenti post saranno approssimativamente divisi in tre sezioni principali, articolate in:

1) Shadows: qui tratteremo in maniera generale quelli che saranno titoli di videogiochi, film, serie tv, libri e quant'altro che presentano una vena oscura ed enigmatica, estrapolandoli direttamente dal genere fantasy -ma non mancherà nemmeno lo sci-fi- come già detto nel post "Accensione".

2)...Around Bonfire: questa sarà la parte più speculativa del blog dato che tratteremo di Lore, teorie e... racconti. Infatti sarà anche la sezione "story telling" dove verranno proposti alcuni racconti più o meno ispirati ad altre opere, dando sfogo alla creatività!

3) Terre Lontane: infine questa sezione; completamente diversa dalle altre, se ne distacca per contenuti, trattando altre opere che, malgrado non appartengano al genere del fantasy, si sono distinte per la loro particolare brillantezza nel saper narrare una storia intrigante ed emozionate... portandoci in "terre lontane".
Detto questo, si comincia.

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Accensione

Cosa dire in questa prima introduzione al lavoro che si sta iniziando a fare? Beh, prima di tutto questo blog si prefigge il compito di condividere riflessioni -senza approfondire il comparto tecnico- sui più disparati mezzi di intrattenimento dei giorni nostri quali videogames, libri, fumetti, film e tanto altro, il tutto focalizzando l’attenzione sul mondo fantasy nelle sue sfumature più o meno oscure. Inoltre sarà presente una rubrica dove si pubblicheranno racconti che trarranno spunto sempre da opere videoludiche, filmiche o narrative sviluppando storie parallele. Ci tengo a precisare che non sono un esperto del settore ma che, spinto dalla passione per piccole grandi perle che possiamo ritrovare nel genere del fantasy, voglio oltre che esprimere a loro il mio ringraziamento sotto la forma delle condivisioni che pubblicherò (ovviamente studio e tempo permettendo), ci terrei anche a sviluppare una capacità rielaborativa che permetta un’estensione delle storie che un libro, un film o anche “videogame” possono trasmettere e, perché no, ampliare idealmente il background che queste possono offrirci tramite speculazioni che, sebbene non sempre avranno mondo di essere verificate con dati alla mano (in fondo cosa sarebbe la Lore senza ciò?), presentano indubbiamente in loro un “fuoco” che arde di passione e voglia di costruire idee sempre più ampie ed estese, creando e disfacendo come solo l’immaginazione può fare. Data questa piccola parte introduttiva per spiegare in maniera concisa quello che il diario tratterà, adesso andiamo a spiegarne il nome e il contesto da cui essa sarà attorniata. Innanzitutto non sarà un classico blog, sarà un'idea sperimentale per capire e comprendere come raggiungere l'obiettivo che ho in mente per renderne meno sterile la caratterizzazione e personalizzarlo adattandolo a quelle che sono le mie esigenze e gusti, che sia capace di poter comunicare attraverso uno schermo malgrado la “menomazione” che un monitor può dare, ed infine elevarlo a qualcosa di totalmente diverso e diversificato nel suo genere sebbene rimarrà sempre quello che  è, un diario digitale. Come potete leggere sembra che stia parlando della scheda di creazione di un personaggio uscito direttamente da un gioco di ruolo anziché di un mezzo di condivisione in rete. Ebbene, malgrado non parleremo solo di giochi di ruolo, la possibilità che il “ruolo” può dare sarà fondamentale per la gestione di questo diario. La Ruolistica, oltre che differenziare le nostre creazioni da tutto il resto che per certi versi appare “grigio e neutrale”, dona la capacità di render unico il tutto conferendo al creatore la possibilità di sentirsi libero dagli schemi convenzionali e di crearne di propri, mettendolo a proprio agio e nella possibilità di creare ancora ed ancora.  Così spero che questa esperienza si evolva, dandomi e dandovi la voglia di creare tante piccole storie e tante piccole condivisioni che possano mettermi a mio agio e allietare, stuzzicare o magari nella più rosea delle ipotesi, arricchire le vostre conoscenze e arricchirmi io stesso dei vostri eventuali commenti e/o consigli.
  Come se fossimo tutti intorno ad un falò durante una placida notte, e le nostre ombre proiettate su argentei tronchi alle nostre spalle mentre storie vengono narrate ed udite, così anche questo diario che rimarrà a memoria di quello che è stato detto ed udito, potrà avere modo di evolversi, lasciandosi dietro frammenti d’ombra per coloro che vi giungeranno in seguito. Questo è Shadows around Bonfire. Un diario online, un resoconto narrato pezzo dopo pezzo intorno alla luce di un fuoco che tra sfavillanti scintille e grigi tizzoni a momenti sembrerà incendiarsi per poi ritornare sotto le braci, in un continuo ritorno, dove ogni mondo che verrà creato o analizzato sarà l’inizio e il culmine, la luce e l’ombra che, tra emozioni e paura, saprà arricchirsi. Voi direste che queste sono parole troppo ambiziose o altisonanti da dare ad un mezzo come il blog che comunque al giorno d’oggi fa parte della normalità di un mondo informatizzato come quello in cui viviamo. Io dico no; anzi rifiuto a priori questa categorizzazione che, malgrado sia più che comprensibile, non è giustificabile. Ogni mezzo ha una dignità propria, con un’importanza non indifferente, ed essendo il viatico della nostra espressione si pone come catalizzatore alla vostra portata, quindi come adeguato strumento che deve essere utilizzato nella maniera più consona, portando a voi non solo lavori ben fatti ma anche soddisfacenti per l’autore stesso.  E tutto questo nel nome della condivisione, nella volontà di poter instaurare dialoghi su argomenti che nel bene o nel male trasmettono valori che ci hanno formato e che continuano a formarci – vedi il significato dell’amicizia presente in Naruto o One Piece, o lo spirito di sacrificio presenti in alcuni titoli come Gears of War o Crysis, o la capacità di dare concretezza al grande universo che si ha dentro tramite la perseverante arte della scrittura il cui esempio ci può essere dato da titoli come Il Signore degli Anelli di Tolkien o nella serie Malazan dei Caduti di Erikson. Questi sono solo alcuni degli argomenti che tratteremo in maniera adeguata nelle nostre “chiacchierate” sul mondo fantasy o comunque più in generale della cultura videoludica, filmica, letteraria, musicale e tanto altro riguardo l’argomento.

 Il primo passo è stato gettato, adesso innanzi a noi la strada.
Refresh the ember.